(da Assisi) Nel 2022 sono state 374 le persone che hanno contattato i 108 Centri di ascolto presenti sul territorio, in netta crescita rispetto alla Rilevazione precedente. E’ quanto risulta dalla seconda Rilevazione della Cei sulle attività di tutela dei minori e degli adulti vulnerabili nelle diocesi italiane, diffusa al termine dell’Assemblea dei vescovi italiani ad Assisi. Nel primo e secondo anno di rilevamento i contatti erano stati, rispettivamente, 38 nel 2020 e 48 nel 2021. Il trend in aumento – si legge nella Rilevazione – è confermato anche dal dato relativo ai Centri che hanno dichiarato “1 o più contatti” passati da 16 nel 2020 a 24 nel 2021 e a 38 nel 2022, cui corrisponde, di conseguenza, la diminuzione dei Centri che hanno avuto “0 contatti”. Nel 2022 la maggioranza dei contatti è avvenuta tramite persone terze rispetto alle vittime (87,7% non vittime, 12,3% presunte vittime), situazione molto differente rispetto al 2021, quando la numerosità dei contatti da parte di persone terze e quelli di presunte vittime erano prossime (47.7% e 52,3% rispettivamente). Anche il motivo del contatto vede un cambiamento radicale dal 2021 al 2022: in oltre la metà dei casi, nel 2021 il motivo è rappresentato dalla denuncia all’Autorità ecclesiastica (53,1%), seguito dalla richiesta di informa[1]zioni (20,8%), e dalla richiesta di una consulenza specialistica (15,6%), infine, il sospetto (10,4%) costituisce un ulteriore motivo di contatto con il Centro di ascolto. Nel 2022 la situazione appare opposta, con l’81,9% di contatti avvenuti per richiedere informazioni e denuncia all’Autorità ecclesiastica (18,1%), in nessun caso per sospetto. I 108 Centri di ascolto attivati dai Servizi Diocesani o Inter-diocesani per la tutela dei minori fanno riferimento a 160 diocesi, pari al 77,7% delle 206 diocesi italiane. La maggior parte dei Centri è attiva nel Nord (46), con una incidenza relativa molto superiore a quella delle diocesi che hanno attivato il Servi[1]zio di tutela minori, seguono i 35 del Sud e i 27 del Centro Italia. Il responsabile, in oltre due terzi dei casi, è un laico o una laica (76%). Meno frequente è la scelta di un sacerdote (16%), oppure un religioso o religiosa (8%). Tra i laici prevalgono nettamente le donne, che rappresentano complessivamente i due terzi dei responsabili dei Centri di ascolto.