Oggi in Italia la percentuale dei bambini nati pretermine varia tra il 7 e il 10%: ogni anno nel nostro Paese nascono prima del termine tra i 25mila e i 30mila neonati, circa 1 bambino su 10, la maggior parte non gravemente prematuri (i cosiddetti “late preterm”), mentre sono circa 0.9-1% i nati “molto” o “estremamente” pretermine.
Domani ricorre la XV Giornata mondiale della prematurità – World Prematurity Day, istituita nel 2008 e riconosciuta dal Parlamento europeo grazie all’impegno della European Foundation for the Care of Newborn Infants (Efcni), finalizzata a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla nascita pretermine. In occasione della Giornata, la Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia) sottolinea l’importanza dell’intervento precoce per i bambini a rischio di sviluppare disturbi del neurosviluppo.
“La prematurità – dichiara Elisa Fazzi, presidente Sinpia e direttore Uo Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza Asst Spedali Civili e Università di Brescia – è una condizione che può comportare un aumento del rischio di sviluppare oltre alla paralisi cerebrale infantile, spesso associata a deficit sensoriali, in particolare visivi e cognitivi di varia entità, disturbi del neurosviluppo, tra cui disturbi dell’apprendimento, del linguaggio e del comportamento, fino ai quadri di disturbo dello spettro autistico o di deficit di attenzione e/o iperattività spesso in comorbidità. L’intervento precoce, che si fonda su strategie di intervento centrate sulla famiglia e sull’arricchimento ambientale, può essere iniziato già nelle prime settimane di vita e può includere interventi di tipo riabilitativo, ma anche di sostegno alla genitorialità con interventi educativi, psicologici e sociali”.
Notevoli passi avanti sono stati compiuti dalla scienza e, oggi, anche per i bambini che nascono prima delle 27-28 settimane la possibilità di sopravvivere è alta, superiore al 70%, sebbene all’aumento della sopravvivenza non corrisponda anche una simile drastica diminuzione delle problematiche presentate a distanza di anni.
L’incidenza dei disturbi del neurosviluppo nei bambini nati pretermine è stimata intorno al 20%, mentre la paralisi cerebrale infantile colpisce circa il 10% dei neonati con prematurità di grado elevato, e rappresenta la causa più frequente di disabilità motoria nei bambini.
Nell’ambito di questo ruolo protettivo dell’ambiente, un ruolo da protagonista lo interpreta il coinvolgimento e l’intervento dei genitori: “La relazione con la mamma e il papà – sottolinea Andrea Guzzetta, professore ordinario di Neuropsichiatria infantile dell’Università di Pisa e coordinatore delle Sezioni riabilitazione età evolutiva, Sinpia – è per definizione il primo ambiente in cui il bambino appena nato dovrebbe vivere e crescere in condizioni di ‘normalità’ e molti aspetti dei programmi di intervento precoce diretti ai bambini pretermine coinvolgono i genitori, preziosa risorsa a partire dal ricovero in Tin dove promuovere lo sviluppo posturo-motorio e sensoriale del neonato, diminuire lo stress genitoriale, favorire la relazione genitore-bambino, sono le strategie considerate più efficaci. Dopo le dimissioni dalla Tin è poi ugualmente importante accompagnare i bambini e le loro famiglie attraverso i programmi di follow-up a loro dedicati”.