“Oggi occorre fare innovazione culturale per rispondere alla provocazione di senso generata dall’intelligenza artificiale”. Lo ha detto Cosimo Accoto, Tech Philosopher, Research Affiliate & Fellow del MIT, intervenendo al convegno “Orientare e orientarsi. Come cambia la scuola nell’era dell’intelligenza artificiale”, promosso oggi a Roma dall’Anp. “Le trasformazioni profonde che stiamo attraversando mettono in discussione i nostri modelli culturali. È come se stessimo creando un pianeta nuovo creando sulla terra condizioni di conoscenza nuove – spiega l’esperto -. L’ultima arrivata a trasformare il mondo è l’intelligenza artificiale alla quale dobbiamo guardare non come ad un artefatto, ma come ad un’architettura che comprende algoritmi e persone che le usano. Quando usiamo il text predictor ChatGPT e pensiamo abbia capito il senso della nostra domanda, in realtà siamo noi che diamo intelligenza alla macchina, c’è sempre la componente umana a dare senso alle cose che la macchina sta facendo”. L’intelligenza artificiale non è nata oggi, ma negli ultimi 10 anni questi algoritmi sono diventati in grado di fare molte cose “ricreando la realtà in maniera algoritmica perché l’IA è predittiva e matematica. Oggi la sua capacità di riconoscere testi e immagini supera le performance medie umane. Qual è allora il senso dell’umano? – gli interrogativi posti dal relatore -. A queste provocazioni culturali non rispondono gli ingegneri ma gli umanisti. Chi ha diritto di parola? Solo l’umano o anche la macchina? Chi produce la scrittura? I giornalisti umani o le macchine? Come faremo a distinguere una foto, copia di un originale, da una sintografia (foto sintetica) che è sostanzialmente copia di nulla? Che cosa dovremo insegnare alle nuove generazioni? Oggi siamo chiamati a rispondere a queste provocazioni intellettuali e culturali all’umano con l’innovazione culturale”, conclude Accoto.