(da Assisi) “La guerra è una lebbra terribile, che consuma il corpo delle persone e dei popoli, ne fa perdere l’anima, tanto che non si è più capaci di amare, segnati dall’odio, dalle ferite della violenza”. Lo ha detto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nella basilica inferiore di Assisi, dopo i Vespri nella basilica di Santa Chiara e la processione dei vescovi fino alla basilica di San Francesco, per implorare il dono della pace pregando sulla sua tomba. “Oggi facciamo nostro il grido di Rachele, di tutte le madri da cui viene un pianto e un lamento grande e non vogliono essere consolate perché ‘i suoi figli non sono più’”, ha assicurato il presidente della Cei: “Sono le lacrime di tutte le Rachele, di intere città e popolazioni, della Terra Santa, dell’Ucraina, di milioni di persone. Sono le nostre lacrime, che diventano preghiera insistente e ispirano azioni e scelte di giustizia e di pace”. Poi il riferimento all’ottavo centenario delle stimmate di San Francesco: “Il mondo è un enorme ospedale da campo. Proprio qui ad Assisi è sorto lo spirito che arriva a pensare ‘Fratelli tutti’. Papa Giovanni Paolo II lo chiese nello storico incontro del 1986: ‘Non c’è pace senza un amore appassionato per la pace. Non c’è pace senza volontà indomita per raggiungere la pace. La pace è un cantiere aperto a tutti, non solo agli specialisti, ai sapienti e agli strateghi. La pace è una responsabilità universale: essa passa attraverso mille piccoli atti della vita quotidiana’”. “San Francesco ci ricorda che l’impegno per la pace non è di qualcuno, non c’è mai la pace se il fratello è in guerra”, ha commentato Zuppi, secondo il quale “ogni cristiano ha una straordinaria forza di pace. Anche quando la sua parola sembra non generare nulla. La pace e l’amore, il bene, producono sempre pace e bene, quando non lo vediamo. Ed è sempre umile e possibile a tutti”.