Infanzia a rischio: Milano (Save the Children), “la rete internet non è pensata per bambini e adolescenti. Comunità educante si attivi per rendere ambiente digitale prezioso spazio di protagonismo”

“La rete internet non è stata pensata per l’infanzia. Le sue regole, i suoi algoritmi, i suoi business non sono disegnati per accogliere i tanti bambini e adolescenti che oggi la popolano”. la denuncia viene da Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children, in occasione della pubblicazione oggi della XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Tempi digitali”. “È sotto gli occhi di tutti l’urgenza di ridisegnare gli ambienti digitali per farli diventare spazi sicuri – ha osservato Milano -. L’entrata in vigore il 21 novembre della delibera dell’Agcom con cui le sim intestate ai minori non avranno più accesso a contenuti inappropriati deve rappresentare solo il primo passo di un piano più ampio per un ambiente digitale a misura di bambini, bambine e adolescenti. Occorre sciogliere i nodi tecnici per verificare l’effettiva età di chi si iscrive ai social, rafforzare il contrasto alla produzione, diffusione e fruizione di immagini pedopornografiche, alla diffusione di immagini private senza consenso, del cyberbullismo, dei discorsi di odio e di tutto ciò che rende oggi violento e distruttivo l’impatto con la rete per i giovani naviganti”. Per la direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children, “è fondamentale che anche l’Unione europea, nel percorso di approvazione della Proposta di Regolamento sulla prevenzione e la lotta contro gli abusi sessuali sui minori mantenga come prioritario l’obbligo per le piattaforme di assumere un ruolo attivo nel contrasto alla pedopornografia. Questo richiede senza dubbio un forte investimento in termini di risorse e di tecnologie, ma non possiamo accettare che la sicurezza dei bambini in rete sia considerata meno importante rispetto a quella del commercio o del banking on line”. Milano chiede anche di non sottovalutare “la necessità di responsabilizzazione degli adulti, a partire dai genitori”: “Per rafforzare la loro consapevolezza, ad esempio, le aziende produttrici dovrebbero inserire tra le avvertenze di utilizzo di tutti i dispositivi digitali informazioni chiare e scientificamente validate circa il rischio di danni che l’esposizione precoce e prolungata può procurare ai bambini nei primi anni di vita”. “Più in generale, tutta la comunità educante deve attivarsi per far sì che l’ambiente digitale possa davvero diventare per i ragazzi e le ragazze un prezioso spazio di protagonismo”, ha concluso la direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children.

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