Attualmente “oltre due milioni di famiglie versano in stato d’insolvenza irreversibile, a condizioni invariate. Su tale sfondo il rischio usura presenta tratti che assomigliano molto a quelli della congiuntura del 1992, quando fu rilevata in modo drammatico, per poi svilupparsi sul finire del secolo e ritornare in proporzioni più contenute fino alla recessione del 2012-2013. Come allora convergono un taglio evidente ai redditi familiari (inflazione), una decrescita del valore dei patrimoni immobiliari, un balzo dei tassi d’interesse, una forte riduzione della domanda di beni e di servizi”. È quanto emerso dalla relazione di Maurizio Fiasco, consulente della Consulta nazionale antiusura, durante il convegno nazionale “Nel nuovo scenario socio-economico, l’azzardo anticamera dell’usura”, che si è svolto sabato a Palermo.
“Cessata e nel complesso contenuta l’emergenza sociale ed economica per la pandemia, la crisi finanziaria accesa dal conflitto in Ucraina e adesso dalla guerra a Gaza si rovescia oggi sui bassi redditi delle famiglie, generando a sua volta gravi sofferenze”, ha spiegato Fiasco.
In altri termini, “vi è un’impennata dei casi d’insolvenza irrecuperabile (sovraindebitamento, in termini tecnici) e si sviluppa il rischio di usura, che riguarda le famiglie e molte piccole imprese. Alle 205mila unità d’abitazione all’inizio del 2020 pronte per le aste, fatte iscrivere dai creditori e dai fondi speculativi che avevano rilevato i ‘crediti deteriorati’, se ne sono aggiunte 126mila nel 2021 e almeno 135mila nell’ultimo anno. L’emergenza è destinata ad aggravarsi per il ritorno – come riflesso delle nuove guerre – di due mostri, che sembravano da otto anni scomparsi: l’alta inflazione e gli alti tassi d’interesse”.
L’esperto ha evidenziato: “Da una parte, l’inflazione che incide immediatamente sul ménage, quella sui prezzi dei consumi familiari ha abbondantemente superato, cumulativamente, dall’aprile 2022 al settembre 2023 (secondo i dati Istat) i 10 punti percentuali; dall’altra parte, l’aumento dei tassi d’interesse ha fatto aumentare di almeno due terzi gli oneri per i mutui per la casa. Insomma, la rata di un mutuo a tasso variabile da 500 euro (nel 2020) è arrivata a superare gli 800, già nello scorso settembre: più 66%”. “È davvero molto, perché riguarda circa un milione di famiglie (tante hanno sottoscritto al tasso variabile: il 28,6% del totale delle mutuatarie)”, ha concluso Fiasco.