“Per la pace, la cultura, la ricerca, lo studio, il dialogo di ricerca comune oltre le frontiere, è un elemento indispensabile, senza il quale non procede uno sviluppo di pace. E per questo è di grande importanza quanto avviene nelle Università”. Lo ha sottolineato il presidente della Repubblcia, Sergio Mattarella, nel suo intervento alla cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico 2023/2024 dell’Università degli studi di Napoli Federico II, in occasione dell’ottocentesimo anno dalla fondazione.
“Neppure quarantott’ore ore fa, mi trovavo in Uzbekistan, in una città che era la capitale del Regno in cui 1.200 anni fa nacque un grande matematico: al-Khwarismi. Talmente grande, come sanno i docenti e gli studenti di matematica, che dal suo nome trae il termine ‘algoritmo’”, ha raccontato il capo dello Stato, sottolineando che “in quello scambio culturale di allora vi è stato un esempio di civiltà nella storia del mondo, che andrebbe – come è stato detto – richiamato in questa stagione così incomprensibilmente carica di tensione e di pericoli”.
Riferendosi poi a quanto affermato dalla studentessa Fatima Mahdiyar, Mattarella ha osservato che “è esemplare la sua testimonianza”. “È stata – ha commentato – un’esaltazione del rapporto inscindibile tra cultura e libertà. Capisco le difficoltà che deve aver incontrato per studiare, per inserirsi in nuove relazioni, in un Paese diverso, con lingua diversa. Ma lei dimostra che la volontà di cultura supera ogni difficoltà”. Il presidente ha poi notato come l’Università “Federico II abbia alle spalle una grande storia. Anzi, non alle spalle, abbia su di sé una grande storia. Ma guarda anche al futuro. Non a caso, in questo Ateneo vi sono – come abbiamo ascoltato da quanto il rettore ci ha esposto – alcuni segnali di convivenza rispetto a tensioni internazionali. E quei segnali sono di grande civiltà e significato, magnifico rettore”. Mattarella ha evidenziato che “è importante, per quanto riguarda il futuro, quanto è stato fatto, e quanto tra poco verremo a visitare a Scampia. Questa iniziativa – non la sola di questo Ateneo – che ha trasformato un sito di degrado e speculazione in un prezioso presidio di servizio sanitario e sociale, è un grande risultato. Che è anche un messaggio che supera il valore straordinariamente grande del servizio sanitario, perché è un messaggio che dà coraggio, che infonde coraggio, per sgominare la paura, che è una condizione che induce all’indifferenza – quando non all’assuefazione – all’illegalità, all’emarginazione, alla prepotenza”. “E la violenza – per usare le parole, qui a Napoli, di Benedetto Croce – non è forza, ma è debolezza”, ha concluso il presidente: “E, come lui diceva – ricordo in maniera approssimativa – non costruisce, ma distrugge. Soltanto la cultura costruisce. Per questo il ruolo degli Atenei è così importante”.