“La vita di Indi è terminata alle 1.45 di questa notte. Io e Claire siamo arrabbiati, addolorati e ci vergogniamo. Il servizio sanitario nazionale britannico e i tribunali del Regno Unito non soltanto le hanno tolto la possibilità di vivere una vita più lunga, ma hanno anche tolto a Indi una morte dignitosa, a casa sua”. È con queste parole che Dean Gregory, padre della piccola Indi, la bambina di otto mesi affetta da una rarissima malattia mitocondriale, per la quale la giustizia britannica aveva deciso la sospensione dei trattamenti vitali, ha dato la notizia della sua morte. A diffondere le parole dei genitori è stata la charity britannica del movimento per la vita “Christian Concern”, che ha sostenuto la famiglia in una estenuante battaglia legale per prolungare la vita della bambina. “Sono riusciti a portare via il corpo di Indi e la sua dignità ma non potranno mai prendere la sua anima”, ha detto ancora Dean Gregory. “Hanno cercato di liberarsi di lei senza che nessuno lo sapesse, ma ci siamo assicurati che Indi verrà ricordata per sempre. Sapevo che era speciale dal momento in cui è nata”. La bambina, che è morta tra le braccia della mamma, Claire, era stata trasferita sabato in un hospice, vicino all’ospedale “Queen’s medical” di Nottingham dove era ricoverata, e lì era stato spento il ventilatore meccanico che la aiutava a respirare. Indi è sopravvissuta ancora qualche ora grazie a una maschera per l’ossigeno. Per la sua famiglia ha pregato anche Papa Francesco. “Papa Francesco si stringe alla famiglia della piccola Indi Gregory, al papà e alla mamma, prega per loro e per lei, e rivolge il suo pensiero a tutti i bambini che in queste stesse ore in tutto il mondo vivono nel dolore o rischiano la vita a causa della malattia e della guerra”, ha fatto sapere il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, sabato. A dire l’ultima parola sulla triste storia di Indi sono stati, venerdì, i tre giudici del tribunale di appello londinese Peter Jackson, Eleanor King e Andrew Moylan, che hanno respinto la richiesta della famiglia che chiedeva che Indi potesse morire a casa sua. I giudici hanno detto no anche al governo italiano che voleva che Indi fosse trasferita, per nuove cure, all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Secondo Andrea Williams, direttrice del “Christian Legal Centre”, charity del movimento per la vita britannico, che ha sostenuto legalmente la famiglia di Indi Gregory durante una lunga battaglia legale, “è preoccupante come la legge britannica non sia riuscita a proteggere la vita della bambina”. “Trasferire Indi in Italia non sarebbe costato nulla al Regno Unito”, ha aggiunto Williams: “Abbiamo bisogno di una riforma della legge che consenta alle famiglie di scegliere medici ed esperti che non lavorino per il sistema sanitario britannico. La legge esiste, infatti, per proteggere la vita e i più vulnerabili nella nostra società”.