All’indomani della marcia contro l’antisemitismo che ha mobilitato quasi 182.000 persone in tutta la Francia, i leader religiosi sono stati convocati oggi all’Eliseo dal presidente della Repubblica Emmanuel Macron. Questo invito rivolto, alla vigilia della fine della giornata, ai leader cristiani (cattolici, ortodossi e protestanti), ebrei, musulmani e buddisti è, secondo la presidenza, “un’estensione dell’appello all’unità della Nazione e alla fraternità che ha lanciato nella sua lettera ai francesi” pubblicata domenica. Erano presenti mons. Eric de Moulins Beaufort, presidente della Conferenza episcopale di Francia, il pastore Christian Krieger, presidente della Federazione protestante di Francia, nonché Élie Korchia e Haïm Korsia, rispettivamente presidente del Concistoro centrale ebraico di Francia e rabbino capo della Francia. Tre invece i rappresentanti della fede musulmana: il rettore della grande moschea di Parigi Chems-eddine Hafiz, uno dei membri del Forif, Sadek Beloucif e Mohammed Moussaoui, presidente del Consiglio francese della fede musulmana (Cfcm). Secondo quanto riporta il quotidiano La Croix, a spingere Macron a convocare i rappresentanti religiosi è anche il timore che la situazione in Medio Oriente possa importare sul suolo francese derive identitarie e radicalizzate. All’incontro di questa mattina che è durato due ore, Emmanuel Macron ha incoraggiato i suoi interlocutori a “moltiplicare le azioni educative, rivolte in particolare ai giovani”, ha sottolineato mons. Eric de Moulins-Beaufort. “Il presidente ha voluto dare subito un segnale forte, dimostrando che le religioni hanno un ruolo da svolgere” nella difesa dei valori della Repubblica, ha notato Élie Korchia. La speranza è che le manifestazioni di ieri non si fermino a un “momento”, ma costituiscano una base su cui sviluppare un lavoro reale per difendere i valori repubblicani, comprese le religioni.
Sabato scorso, il presidente Macron ha rivolto una lettera alla Nazione in cui tra l’altro scriveva: “I nostri connazionali ebrei sperimentano quindi una legittima angoscia. Paura di portare i propri figli a scuola. Paura di tornare a casa da soli. Paura al punto da cancellare il proprio nome per tutelarsi”. “Una Francia in cui i nostri concittadini ebrei hanno paura non è la Francia. Una Francia in cui i francesi hanno paura a causa della loro religione o della loro origine non è la Francia”. Sono però motivo di “speranza” le marce che si sono organizzate per la Repubblica, contro l’antisemitismo, per la liberazione degli ostaggi e per la pace. “Esprimeranno quella che è l’essenza stessa del progetto francese”. “Nulla deve dividerci. La Francia deve rimanere unita dietro i suoi valori, il suo universalismo, unita per se stessa, per realizzare il suo progetto e lavorare per la pace e la sicurezza per tutti in Medio Oriente”.
Alla marcia di Parigi, l’arcidiocesi era rappresentata dal vescovo ausiliare, mons. Philippe Marsset, e da padre Thierry Vernet, responsabile del Servizio diocesano per le relazioni con il giudaismo. “Lottiamo contro ogni forma di odio e violenza”, scrive la diocesi per spiegare la sua presenza, definendo l’antisemitismo “un flagello che conosce attualmente una esplosione esponenziale. In questa lotta, i cristiani devono essere in prima linea”. A Rennes, era invece presente l’arcivescovo Pierre d’Ornellas e tutto il Consiglio per le relazioni con gli ebrei della Cef. “L’amicizia tra ebrei, cristiani e musulmani è fondamentale per la nostra società in Francia”.