Mario Paciolla: il gip di Roma dispone la non archiviazione delle indagini sulla morte del cooperante in Colombia. La madre al Sir, “tante incongruenze faranno luce sulla verità”

Il gip di Roma, Monica Ciancio, con una ordinanza di 70 pagine, ha disposto per la non archiviazione delle indagini sulla morte di Mario Paciolla, il cooperante Onu morto in Colombia nel 2020, in circostanze mai chiarite, dato che l’ipotesi del suicidio, inizialmente seguita dalle autorità giudiziarie, appare sempre meno solida. Ora le inchieste dovranno riprendere a tutto campo, a partire anche dalle perizie che hanno segnalato contraddizioni ed elementi non riconducibili certo al suicidio. Finalmente si dovranno esaminare con rinnovata attenzione le carte delle inchieste alle quali aveva lavorato Mario.
“Continuiamo a sperare. Noi affermeremo sempre che Mario è stato ucciso; saranno le tante omissioni, incongruenze, depistaggi a fare luce sulla verità”, afferma al Sir Anna Motta, la madre di Mario Paciolla, che prosegue: “Sappiamo che tante persone, in Colombia, hanno voluto bene a Mario, confidiamo anche nel loro aiuto. È attiva la piattaforma leaks.marioveritas.org, attraverso la quale possono essere inviate segnalazioni, in totale anonimato”.
Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani, da Bogotá commenta al Sir: “Il Tribunale di Roma ha respinto la richiesta di archiviazione dell’indagine sulla morte di Mario. Decisivi il tipo di nodo della corda trovata intorno al collo, le tracce sui vestiti e i misteriosi coltelli senza impronte trovati vicino al corpo. Tutte le circostanze che riguardano la sua morte sono confuse e misteriose e inquinate da depistaggi, muri di gomma orchestrati da officiali dell’Esercito di Stato, ma anche di funzionari delle Nazioni Unite, come Christian Thompson, che hanno cancellato molte prove importanti. Mario e altri suoi colleghi delle Nazioni Unite erano stati gravemente esposti a causa di una fuga di notizie su una relazione delicatissima che, come più volte scritto dal Sir, riguardava un bombardamento in cui morirono ufficialmente dei minorenni (ma forse erano molti di più), in un accampamento di un ex dissidente guerrigliero delle Farc nella selva del Guaviare. Nell’occasione, il ministro della Difesa Botero fu costretto alle dimissioni”.
In definitiva, prosegue Morsolin, “la decisione del Tribunale di Roma smentisce l’autopsia realizzata in Colombia e smentisce il suicidio. Da Bogotá, considero molto importante questa decisione giudiziaria. Occorre approfondire il legame tra la morte di Paciolla con l’ideologia dei ‘bambini sono macchine da guerra’ dell’ex ministro della Difesa, Diego Molano, che proprio recentemente mi ha attaccato personalmente. Durante il dibattito tra i candidati sindaci, in plaza de Bolívar, in centro a Bogotá, ho chiesto direttamente all’ex ministro, candidato ‘uribista’: ‘Lei ha bombardato dei minori. Chi ha dato l’ordine di assassinare l’operatore umanitario italiano Mario Paciolla, che ha raccolto le testimonianze di madri i cui figli adolescenti sono stati bombardati?’. Molano mi ha guardato con uno sguardo cupo. Immediatamente sono stato aggredito verbalmente dall’équipe che accompagnava Molano: ‘Voi sostenete la guerriglia’. Un messaggio inquietante, per chi conosce i poteri colombiani”.

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