“L’invasione dell’Ucraina, la guerra e la devastazione del suo territorio comportano la distruzione anche delle regole e dei diritti internazionali sui quali si basa la possibilità di una convivenza pacifica, fino alla minaccia dell’estremo ricorso all’uso delle armi nucleari. L’Europa non può accettare che si ritorni a un sistema che ridisegna i confini con la forza”. Lo ha sottolineato il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, nell’intervento su “L’Europa come orizzonte di pace” con il quale si è concluso ieri, a Camaldoli, il percorso di studio organizzato dalla rivista Il Regno e dalla comunità monastica.
“Oggi, di fronte a guerre neo-imperialiste e a visioni che richiamano un passato che si credeva superato – ha proseguito il porporato – è urgente ribadire la condanna dei nazionalismi, particolarmente di quelli di matrice etnica. È una macchia che grava sulla storia europea ed è foriera di nuove tragedie”. “I fondamentalismi e i nazionalismi di vario genere non possono essere legittimati, così come ogni forma di sacralizzazione e di mitizzazione dell’idea di nazione”, ha ammonito il card. Parolin, spiegando che “l’una è una forma di negazione della vera ispirazione religiosa, l’altra una forma di neo-paganesimo. Si tratta di forme che nulla hanno a che fare con la legittima valorizzazione della comunità nazionale e con una autentica ricerca del bene comune. Inoltre, credo che mentre di debba agire per ristabilire l’assoluta necessità di un ordine internazionale solidale e pacifico, non si possa non riconoscere il valore pieno degli ordinamenti istituzionali fondati sulla partecipazione democratica dei cittadini, indispensabili per allontanare lo spettro della guerra”.
Concludendo con uno sguardo allo stadio ulteriore del processo di secolarizzazione che l’Occidente sta conoscendo, il segretario di Stato vaticano ha evocato la richiesta rivolta dal macedone e riportata negli Atti degli apostoli (16,9): “Vieni e aiutaci!”. “Credo che in una società frammentata, in una vita frammentata, piena di interrogativi e di aporie, abbiamo bisogno di accogliere nuovamente” quell’accorata richiesta di aiuto: “Portare nuovamente il messaggio del Vangelo all’Europa e agli europei. Come allora fu una domanda inaspettata per Paolo, così oggi è un interrogativo latente, ma presente, in tanti nostri fratelli e sorelle, solo in parte anestetizzati dal secolarismo consumistico”, ha evidenziato. “E di fronte a quella richiesta di soccorso, viene a noi in aiuto la Parola che salva, la quale invita a un annuncio gioioso, a una cultura dialogante, rispettosa, responsabile, cosciente di sé”. Riprendendo poi un’omelia di Papa Francesco (23 settembre 2021), il card. Parolin ha fatto rifermento al Sinodo in corso: “Possa il percorso sinodale in atto aiutarci a riscoprire la comunione quale via dell’evangelizzazione, per essere testimoni più coerenti e credibili di unità e di pace oggi, per il continente europeo”.