Sinodo: p. Radcliffe, “divorziati risposati, gay, poligami, rifugiati, africani, gesuiti si sentono emarginati nella Chiesa perché abbiamo applicato loro etichette astratte”

(Foto Siciliani - Gennari/SIR)

“Tante persone si sentono escluse o emarginate nella nostra Chiesa perché abbiamo applicato loro etichette astratte: divorziati risposati, gay, poligami, rifugiati, africani, gesuiti!”. A denunciarlo è stato padre Timothy Radcliffe, nella sua meditazione nella quarta Congregazione generale del Sinodo sulla sinodalità, in corso in Vaticano fino al 29 ottobre. “Un amico – ha raccontato il religioso ai 346 partecipanti alla quarta Congregazione generale – mi ha detto l’altro giorno: ‘Odio le etichette. Odio le persone che vengono messe nelle scatole. Non posso sopportare questi conservatori’. Ma se incontri davvero qualcuno, potresti arrabbiarti, ma l’odio non può essere sostenuto in un incontro veramente personale”. “Il fondamento del nostro incontro amorevole ma non possessivo con l’altro è sicuramente il nostro incontro con il Signore, ciascuno al proprio posto, con i nostri fallimenti, debolezze e desideri”, ha affermato Radcliffe: “Egli ci conosce come siamo e ci rende liberi di incontrarci con un amore che libera e non controlla. Nel silenzio della preghiera siamo liberati”, come la donna samaritana che al pozzo “incontra colui che la conosce totalmente, e questo la spinge nella sua missione”: “Finora ha vissuto nella vergogna e nel nascondimento, temendo il giudizio dei suoi concittadini. Va al pozzo nella calura di mezzogiorno quando non c’è nessun altro. Ma ora il Signore ha illuminato tutto ciò che lei è e la ama. Dopo la Caduta, Adamo ed Eva si nascondono alla vista di Dio, vergognandosi. Ora entra nella luce”. “La formazione alla sinodalità toglie i nostri travestimenti e le nostre maschere, affinché entriamo nella luce”, ha assicurato il domenicano: “Che ciò avvenga nei nostri circoli minori! Allora saremo in grado di mediare il piacere non possessivo di Dio in ognuno di noi, in cui non c’è vergogna”.

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