Sinodo: p. Davedassan, “la Chiesa in Asia non può essere autoreferenziale”, l’esempio delle comunità di base

Il cristianesimo in molte parti dell’Asia è “una piccola minoranza”, ma gioca un ruolo di primo piano “a servizio dello sviluppo umano integrale e del bene comune, specialmente nel campo dell’educazione, della salute e del riscatto dei poveri e dei gruppi emarginati, in una società che va oltre i confini delle nostre chiese”. Lo ha detto padre Clarence Davedassan, della Malaysia, portando la sua testimonianza alla quarta Congregazione generale del Sinodo sulla sinodalità, in corso in Vaticano fino al 29 ottobre. “La diversità di religioni in Asia ci spinge ad impegnarci in varie forme di dialogo per raggiungere la pace, la riconciliazione e l’armonia”, ha proseguito, citando le “molte esperienze di impegno fruttuoso con gli altri cristiani, le persone di altre religioni e tradizioni, incluse le spiritualità indigene, e con la società nel suo complesso”.  “Nel contesto in cui viviamo – ha affermato Davedassan – la Chiesa in Asia non può essere autoreferenziale, e per questo cerca di impegnarsi a rinnovare il mondo”. L’esempio menzionato è quello della Comunità ecclesiali di case, che “portano una trasformazione non solo spirituale ma anche sociale, prendendosi cura dei poveri e impegnandosi a trasformare la società attraverso un’esperienza spirituale vissuta”.

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