“I giovani stanno pagando un prezzo alto” alla pandemia di Covid-19. “L’isolamento e la rottura con il mondo reale e la società nelle sue più diverse componenti hanno contribuito all’aumento delle dipendenze da sostanze ma, soprattutto, da tecnologia e oggi si stimano almeno 700 mila adolescenti dipendenti da web, social e videogiochi. Altri ancora sono vittime di ansia e depressione, anche queste in costante aumento”. Lo ha detto oggi Emi Bondi, presidente della Società italiana di psichiatria (Sip) e direttore del Dsm dell’Ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo, intervenuta all’incontro promosso presso la Sala Isma del Senato in occasione dei 150 anni della fondazione della società scientifica e alla vigilia della Giornata mondiale della salute che ricorre domani 10 ottobre.
“Dopo la pandemia – le ha fatto eco Claudio Mencacci, presidente onorario Sip, direttore emerito del dipartimento di Neuroscienze, ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano – i sintomi depressivi nella popolazione generale sono quintuplicati e oggi si stima che li manifesti circa una persona su tre, tanto che si ipotizzano fino a 150 mila casi di depressione maggiore in più rispetto all’atteso, con conseguenze dirette su malattie oncologiche, cardiovascolari e polmonari. A soffrire del maggior disagio mentale, oltre ai giovani, sono le categorie fragili come le donne, gli anziani o i ceti sociali più svantaggiati. Fra i disoccupati, per esempio, il rischio di depressione è triplo”.