“Gli opinionisti del tempo presente si alternano sul palcoscenico della nostra storia, quali solisti senza direttore d’orchestra, ostentando un pensiero orfano di saggezza. Eppure, e ciò è paradossale, essi vengono ascoltati in modo indiscriminato come i nuovi profeti che distribuiscono pillole di mediocrità e slogans ricolmi di nulla”. Lo ha scritto il vescovo di Fidenza, mons. Ovidio Vezzoli, nel suo messaggio alla diocesi per la festa patronale di San Donnino Martire. “Questi profeti di sventura cavalcano il pensiero della disfatta del nostro tempo definendolo un’epoca di decadenza propria della civiltà occidentale. Ora, la fatica di questo tempo della storia dell’umanità a tutte le latitudini è palese; sarebbe da stolti non prenderne atto”, aggiunge.
Il presule osserva poi come “si susseguano dichiarazioni colpevolizzanti alla ricerca di qualcuno o di qualcosa a cui addossare e delegare la responsabilità di un disordine e di un disorientamento generalizzati”. “Questi nuovi guru di una sedicente filosofia rabberciata si dilettano nel discettare come se fossero ospiti di un altro pianeta. In questo processo accusatorio non è esente la Chiesa nella quale si respira un clima di conflittualità, si riscontrano minacce di scismi e di contrapposizioni irrisolvibili; prevale un’immagine di comunità cristiana in crisi evidenziata dall’abbandono sempre più evidente dei praticanti alle liturgie e che lascia trasparire un volto del cristianesimo riluttante, indisponente, retaggio di un devozionismo del passato, che permane senza voce nella compagine culturale del nostro tempo. La prospettiva cristiana permane come irrilevante rispetto alle occupazioni del quotidiano nella vita delle persone”. In risposta a ciò mons. Vezzoli indica come modello Papa Francesco: “Per quanto la sua voce permanga inascoltata come un proclama nel silenzio del deserto della storia, invita costantemente ad uscire e a mostrare il volto di una Chiesa in cammino che non si rassegna alla mediocrità, all’esclusiva conservazione dell’esistente né intende diventare prigioniera della mondanità propria di una cultura agnostica, pragmatica e tecnocratica”. La celebrazione della solennità di san Donnino, “martire di Cristo e testimone dell’evangelo senza ipocrisia” – osserva il vescovo – “si inserisce in questo tempo ammonendoci che da ogni crisi si può uscire, non da soli, lasciandoci orientare da tre criteri fondamentali: ricominciare senza rinunciare alla speranza, volgere lo sguardo al Signore sorgente e fine ultimo del nostro errare come pellegrini dell’assoluto, permanere nel cammino senza voltarsi indietro e dimorando nella compagnia degli altri perché fratelli tutti nell’unico Padre e Creatore”.