Padre Francisco de Roux, il gesuita presidente della Commissione della Verità, è tornato in Colombia dopo un anno trascorso negli Stati Uniti, per un corso alla Duke University. In un colloquio con il Sir, parla di ciò che ritiene necessario per cambiare il Paese, che vive un delicato momento di transizione verso una possibile ma difficile “pace totale”. “Quando abbiamo iniziato a lavorare alla Commissione pensavamo di conoscere l’entità della sofferenza, ma ci ha sopraffatto – afferma p. De Roux –. In cifre molto rapide si contano più di 51.000 rapimenti, più di 18.000 bambini portati in guerra, più di 120.000 giovani colombiani uccisi con le armi in combattimento”. Tra i dieci punti chiave, che riassumono il centinaio di raccomandazioni della Commissione per la Verità, ci sono: una grande pace, una trasformazione educativa ed etica, i cambiamenti nel modello economico, la trasformazione della sicurezza, l’incorporazione dei gruppi etnici, la costruzione territoriale regionale, i cambiamenti nella giustizia e la trasformazione della politica.
Per il presidente della Commissione della Verità, questo elenco può essere riassunto in soli tre punti. Il primo è quello relativo al cambiamento educativo ed etico. Secondo de Roux, questo punto è importante perché il primo problema strutturale è “in noi stessi” e dobbiamo superare le differenze e le stigmatizzazioni che sono state fatte. “Dobbiamo capire chi siamo e mantenere questa storia sempre viva nei bambini, ricordare ogni ragazzo che hanno ucciso in un falso positivo, ogni villaggio che hanno distrutto, ogni assassinio, ogni omicidio che la guerriglia ha commesso. Com’è possibile che abbiamo visto tutto questo in televisione e che questa società non abbia reagito?”, ha riflettuto De Roux.
Il secondo punto riguarda le trasformazioni che devono essere fatte nell’economia. Francisco de Roux ha affermato che è prioritario includere i giovani. A questo proposito ha affermato che “non vogliono regali, non vogliono che le aziende creino fondazioni, quello che vogliono è poter partecipare alla produzione”.
L’ultimo punto evidenziato da Francisco de Roux è quello del cambiamento del sistema di sicurezza. Ha sottolineato che l’esercito e la polizia devono essere trasformati per la pace, “dove nessuno è visto come un nemico”. E conclude: “Qualsiasi arma oggi non attacca lo Stato, non attacca le istituzioni, è un attacco al popolo colombiano, alla possibilità di costruire un futuro”, ha detto De Roux, che ha anche chiesto di escludere le armi dalle discussioni politiche. “Non si può più fare politica con le armi”, ha concluso De Roux.
Commenta Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani: “Padre De Roux ci parla di fiducia e coraggio, passeggiando nel parco della Soledad. Parole che mi hanno ispirato nell’udienza che ho avuto martedì 3 ottobre a Bogotá, dopo un anno e mezzo che aspettavo, con Nadiezhda Henríquez Chacín, magistrata della Giurisdizione speciale per la pace (Jep), per essere dichiarato il primo cittadino italiano dichiarato vittima del conflitto armato colombiano in seguito alla persecuzione subita dall’ex capo paramilitare Fernando Vargas Quemba (fondatore del gruppo Morena, nel 1989), oggi formatore dell’Accademia militare statale. Ho assistito, inoltre, direttamente agli attacchi da parte della polizia speciale Esmad con gas letali che hanno avuto come vittime anche bambine di 5 anni, come mia figlia, che frequentava l’asilo Semillas, davanti alla porta n. 30 della Università nazionale, durante le manifestazioni studentesche”.