“La pandemia di Covid-19 ha segnato mediamente un aumento della quota di adulti con sintomi depressivi, in particolare nel corso del 2020 nelle Regioni del Nord; alla fine del 2020 e nel corso del 2021 ci sono stati segnali di ripresa che continuano nel 2022 durante il quale si sono registrati, in alcune realtà regionali, valori pre-pandemia”. Lo attestano i dati delle sorveglianze Passi e Passi d’Argento (PdA) coordinate dall’Istituto superiore di sanità (Iss) e raccolti nel biennio 2021-2022, diffusi in occasione della Giornata mondiale della salute mentale (10 ottobre).
Per quanto riguarda invece la popolazione anziana,” la stima è rimasta sostanzialmente stabile nei tre anni precedenti la pandemia ma emerge una riduzione significativa durante il periodo pandemico. Il dato rimane stabile nel 2022. Questa riduzione si osserva in diversi sottogruppi della popolazione, anche in quelli a maggior prevalenza di sintomi depressivi”. Per l’Iss, “non si può escludere che questa riduzione sia determinata dall’eccesso di mortalità per Covid-19 che, nel nostro Paese, ha colpito le persone più anziane e vulnerabili per cronicità e/o disabilità, condizioni fortemente associate alla presenza di sintomi depressivi che si sono ridotte significativamente nel periodo pandemico”. Perciò, “sarà importante monitorare nel tempo questi aspetti congiuntamente per capire se si tratti di oscillazioni casuali, o se invece trovino una spiegazione nel picco di mortalità per Covid-19 fra gli anziani”.
Entrambe le sorveglianze, durante la pandemia, hanno indagato anche lo stato emotivo nei confronti della specifica situazione con una domanda sul “pensiero intrusivo” (ovvero il pensiero ricorrente e doloroso legato all’esperienza vissuta durante l’emergenza sanitaria da Covid-19) e con una che verteva sulla manifestazione di preoccupazione. Sebbene queste domande non siano strumenti di valutazione psicologica, possono fornire indicazioni importanti sulla presenza di stress psicologico legato a un’esperienza “traumatica” diretta connessa al Covid-19.
Nel 2020-2021, quando ancora c’era un’ampia circolazione del virus, “circa due terzi delle persone (60% degli adulti e 67% degli anziani) riferivano di sentirsi preoccupati per la pandemia, e circa un terzo di pensare in modo doloroso a questa esperienza. In entrambi in gruppi, la percentuale è fortemente diminuita nel 2022 senza però azzerarsi, nonostante la vaccinazione anti Covid-19 abbia fortemente ridotto la gravità della malattia, confermando come gli effetti di questa esperienza sul benessere mentale possano durare ancora a lungo”.