La decisione di spostarsi può essere forzata e improvvisa di fronte a una catastrofe o come risultato di un’evacuazione preventiva, in cui le vite possono essere salvate, ma molti bambini devono comunque affrontare i pericoli e le sfide che derivano dallo sradicamento dalle loro case, spesso per periodi prolungati. Lo sottolinea oggi l’Unicef, nel rapporto “Children Displaced in a Changing Climate”: “I bambini sono particolarmente a rischio di sfollamento nei Paesi già alle prese con crisi sovrapposte, come conflitti e povertà, dove le capacità locali di far fronte a ulteriori spostamenti di bambini sono limitate”. Haiti, ad esempio, già ad alto rischio di sfollamento di bambini a causa di calamità, è anche colpita da violenza e povertà, con investimenti limitati nella mitigazione del rischio e nella preparazione. In Mozambico, invece, sono le comunità più povere, comprese quelle delle aree urbane, a essere colpite in modo sproporzionato da fenomeni meteorologici estremi. Sono questi i Paesi – dove il numero di bambini vulnerabili a rischio di sfollamento futuro è maggiore e le capacità di risposta e i finanziamenti sono limitati – in cui la mitigazione del rischio, l’adattamento, gli sforzi di preparazione e i finanziamenti sono più urgenti.
Utilizzando un modello di rischio di sfollamento da calamità sviluppato dall’Internal Displacement Monitoring Centre, il rapporto prevede che “le inondazioni fluviali potrebbero sfollare quasi 96 milioni di bambini nei prossimi 30 anni sulla base dei dati climatici attuali, mentre i venti ciclonici e le tempeste potrebbero sfollare rispettivamente 10,3 milioni e 7,2 milioni di bambini nello stesso periodo”. Con eventi meteorologici più frequenti e più gravi come conseguenza del cambiamento climatico, i numeri reali saranno quasi certamente più alti.
Mentre i leader si preparano a riunirsi al vertice sui cambiamenti climatici Cop28 che si terrà a Dubai a novembre, l’Unicef esorta i governi, i donatori, i partner per lo sviluppo e il settore privato a intraprendere azioni per proteggere i bambini e i giovani a rischio di futuri sfollamenti e preparare loro e le loro comunità: “Proteggere i bambini e i giovani dagli impatti dei disastri e degli sfollamenti provocati dai cambiamenti climatici, assicurando che i servizi essenziali per i bambini – tra cui l’istruzione, la salute, la nutrizione, la protezione sociale e i servizi di protezione dei bambini – siano in grado di reagire agli shock, siano trasportabili e inclusivi, anche per coloro che sono già stati sradicati dalle loro case. Preparare i bambini e i giovani a vivere in un mondo con un clima che sta cambiando, migliorando la loro capacità di adattamento e la loro resilienza e consentendo loro di partecipare alla ricerca di soluzioni inclusive. Dare priorità ai bambini e i giovani – compresi quelli già sradicati dalle loro case – nell’azione e nel finanziamento delle catastrofi e del clima, nelle politiche umanitarie e di sviluppo e negli investimenti per prepararsi a un futuro già in atto”.