La Commissione speciale di bioetica della Conferenza episcopale nazionale del Brasile (Cnbb) ha rilasciato una dichiarazione in cui condanna la possibile liberalizzazione dell’aborto e afferma di seguire “con attenzione” il ricorso di non conformità al precetto fondamentale n. 442 (ADPF 442), il cui esame è in corso alla Corte suprema. Il ricorso, infatti, chiede la depenalizzazione dell’aborto in Brasile fino alla dodicesima settimana di gravidanza. Secondo la Commissione, “l’eliminazione volontaria e consapevole di un bambino viola il principio dell’inviolabilità della vita umana garantito dalla Costituzione federale del 1988”. Il testo è firmato dal vescovo ausiliare di Curitiba (PR) e presidente della Commissione, dom Reginei José Modolo, e dai consulenti ed esperti che collaborano con il gruppo.
Nel testo, essi ricordano che la società brasiliana si basa sulla comprensione che “ogni vita umana è preziosa, il suo valore intrinseco è inalienabile e inviolabile”. Per questo motivo, si sottolinea, “deve essere protetta con la massima attenzione, fin dal concepimento”.
Di fronte all’argomentazione su cui si basa la causa della Corte Suprema, secondo cui il feto di 12 settimane non è un essere dotato di diritti, la commissione sottolinea che “l’essere umano deve essere rispettato e trattato come una persona fin dal concepimento”, e da quel momento devono essere riconosciuti i diritti della persona, “tra cui e soprattutto il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita”.