“Le Chiese della nostra Regione, la bella Sicilia, il prossimo 4 ottobre 2024 andranno in pellegrinaggio ad Assisi per offrire l’olio che alimenta la lampada votiva che arde presso la tomba di san Francesco, patrono d’Italia”. Lo scrivono, in una lettera i vescovi della Conferenza episcopale siciliana (Cesi). “È l’occasione per rivivere insieme nella fede, anche con questa tappa, da pellegrini e forestieri, il mistero del grande pellegrinaggio che è la nostra vita in questo mondo. Esso, ancora una volta, ci pone in cammino per decidere nel nostro cuore il santo viaggio, che ogni volta sulle orme di Cristo ci porta a Gerusalemme e, soprattutto, nella casa di Dio nostro Padre. Ad Assisi, infatti, con san Francesco e come san Francesco, vogliamo riscoprire la paternità di Dio che ci fa sentire tutti fratelli e sorelle: Dio Padre ci rende e ci fa vivere da figli immensamente amati da Lui”, evidenziano i presuli, che aggiungono: “Con lo stile inconfondibile di san Francesco e come san Francesco, vogliamo recuperare l’armonia con il creato per riconoscere in esso la casa comune che Dio ha donato a tutti i viventi e specialmente a noi perché ce ne prendessimo cura, mentre attendiamo la redenzione completa che la creazione, tutta intera, riceverà in Cristo Gesù quando Dio sarà tutto in tutti. L’esempio cristallino di san Francesco e la sua testimonianza luminosa, che ci ha reso in un tempo oscuro e difficile quanto il nostro, aiuti noi ad essere, qui ed ora, luce del mondo e stelle che brillano nelle tenebre e ci renda testimoni di pace e di speranza per ogni uomo e donna, per annunciare il Vangelo di Dio, sine glossa, più con la vita che con le parole”.
I vescovi sottolineano: “Questo pellegrinaggio si inserisce molto opportunamente in quella riscoperta sinodale che, come Chiesa universale e nelle diverse Chiese locali, stiamo compiendo per vivere e testimoniare la sapienza e la profezia del nostro essere cristiani credenti e credibili. Anche questa sarà una bella opportunità per camminare sempre più insieme ed andare avanti uniti, senza lasciare indietro nessuno, prendendoci cura gli uni degli altri e tutti insieme dei fratelli in difficoltà, che vivono come scarti nelle periferie esistenziali”. Di qui l’esortazione finale: “Viviamo, pertanto, questo tempo di preparazione nell’ascolto attento di Dio e della sua Parola, nella preghiera perseverante per accogliere e, soprattutto, mettere in pratica ciò che lo Spirito, conoscitore del mistero di Dio e dell’uomo, con gemiti inesprimibile ci vuole dire e ci vuole dare per portare al mondo la speranza che non delude”.