Imparare da Gesù, dal suo “sguardo ospitale verso i più deboli, i sofferenti, gli scartati”. È la consegna del Papa, nell’omelia della Messa di apertura del Sinodo. “Questo sguardo accogliente di Gesù invita anche noi ad essere una Chiesa ospitale. non con le porte chiuse”, ha proseguito Francesco, secondo il quale “in un tempo complesso come il nostro, emergono sfide culturali e pastorali nuove, che richiedono un atteggiamento interiore cordiale e gentile, per poterci confrontare senza paura”. “Nel dialogo sinodale, in questa bella marcia nello Spirito Santo che compiamo insieme come Popolo di Dio, possiamo crescere nell’unità e nell’amicizia con il Signore per guardare alle sfide di oggi con il suo sguardo”, ha garantito il Papa: “per diventare, usando una bella espressione di San Paolo VI, una Chiesa che ‘si fa colloquio’. Una Chiesa ‘dal giogo dolce’, che non impone pesi e che a tutti ripete: ‘Venite, affaticati e oppressi, venite, voi che avete smarrito la via o vi sentite lontani, venite, voi che avete chiuso le porte alla speranza: la Chiesa è qui per voi!’”. “La Chiesa dalle porte aperte a tutti, tutti!”, ha aggiunto a braccio. “Una volta – ha raccontato ancora il Papa a braccio – c’erano difficoltà in una parrocchia, e una donna molto anziana, quasi analfabeta ha avuto un intervento di un teologo e con tanta mitezza e saggezza spirituale ha dato la sua cosa. Io ricordo quel momento come una rivelazione del Signore. ‘Lei dove ha studiato questa teologia così forte?’ I popoli sapienti hanno questa fede”.