In controtendenza rispetto agli altri settori, crescono solo i giovani agricoltori che negli ultimi dieci anni sono aumentati dell’1% contro un crollo medio del 13% dell’insieme delle imprese condotte da under 35, con punte del -20% per il commercio all’ingrosso, -28% per l’industria tessile, -25% per il commercio al dettaglio, fino ad arrivare al -48% per le telecomunicazioni. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati del Centro studi Divulga in occasione della nomina di Enrico Parisi a nuovo leader dei giovani imprenditori agricoli italiani. Trent’anni, calabrese di Corigliano-Rossano (Cosenza), una laurea alla Bocconi di Milano e un titolo di Cavaliere della Repubblica, Parisi è stato eletto dall’Assemblea di Coldiretti Giovani Impresa, composta da rappresentanti provenienti dalle campagne di tutte le Province e Regioni italiane, in rappresentanza di 55mila aziende under 35.
Nel novembre 2021, ricorda l’associazione in una nota, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha conferito “motu proprio” ad Enrico Parisi il titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana “per il suo appassionato contributo alla promozione di pratiche di sostenibilità sociale, ambientale ed economica”, in occasione della consegna delle onorificenze a cittadini distintisi per atti di eroismo e impegno civile.
Assieme a Parisi dell’esecutivo nazionale dei giovani della Coldiretti fanno parte anche Giovanni Bellei (Lombardia), Rossella Cappuzzo (Sicilia), Marco De Zotti (Veneto), Carla Di Michele (Abruzzo), Marco Sforzini (Emilia Romagna), Donato Mercadante (Puglia), Camilla Petrucci (Lazio) e Claudia Roggero (Piemonte).
“Uno dei primi obiettivi – ha spiegato il neo delegato dei giovani della Coldiretti – sarà quello di creare delle relazioni importanti con le altre organizzazioni di giovani agricoltori a partire da quelle dei Paesi in via di sviluppo, come l’Africa e il Sudamerica. Pensiamo, ad esempio, a un Erasmus plus che dia la possibilità di vivere esperienze aziendali nelle campagne di altre nazioni e consenta di confrontare i diversi sistemi produttivi. Ciò permetterebbe ai giovani di quelle nazioni, che iniziano ora e hanno dunque meno sovrastrutture, di migliorare la qualità e la sostenibilità delle proprie produzioni ma avrebbe benefici anche per gli agricoltori italiani, oggi vittime di un vero e proprio dumping in termini di concorrenza sleale da parte di prodotti che non rispettano i nostri stessi standard in termini ambientali, di sicurezza e di tutela del lavoro”. “Ma lo stesso discorso – ha ammonito Parisi – deve valere anche a livello Ue dove troppo spesso le divergenze su temi importanti rischiano di affossare la crescita di un vero sentimento europeo. E anche in sede nazionale lavoreremo per creare cooperazione tra le diverse regioni nella convinzione che ognuno possa dare il suo contributo alla crescita del Made in Italy a tavola, il vero tesoro di questo Paese”.