La Commissione nazionale per la Famiglia della Conferenza episcopale dominicana (Ced), presieduta da mons. Tomás Alejo Concepción, vescovo di San Juan de la Maguana, ha presentato ieri un manifesto per la famiglia, rivolto a tutto il Paese, durante una conferenza stampa in cui ha ribadito allo Stato “che le famiglie devono essere protagoniste delle politiche pubbliche”. Il documento, letto dalla coppia di consulenti della Commissione, Sandra e Johnny Martínez, ha espresso la contrarietà della Chiesa a imporre qualsiasi tipo di agenda che minacci la vita della persona, “così come qualsiasi tipo di ideologia che denaturalizzi e sradichi la nostra stessa identità familiare”, ribadendo la richiesta di approvazione del Codice di procedura penale senza motivi di esenzione sul tema dell’aborto. Rubén Rodolfo Leiby, segretario esecutivo della Commissione, ha annunciato l’organizzazione di molteplici attività a livello nazionale che si concluderanno con la XII edizione della tradizionale camminata “Un passo per la mia famiglia”, che si svolgerà in tutte le diocesi presiedute dal vescovo Tomás Alejo Concepción, domenica 26 novembre, con lo slogan “Con l’onestà trasformiamo la società”. La Commissione nazionale ha proposto la creazione di una rete di Centri di assistenza familiare per le famiglie con difficoltà di convivenza, di centri terapeutici specializzati per i bambini orfani a causa della violenza domestica, di un servizio completo di valutazione, diagnosi e processo terapeutico per le famiglie che hanno membri con disabilità fisiche e disturbi mentali, nonché lo sviluppo di piani abitativi a basso costo per le famiglie in difficoltà. Inoltre, si esorta lo Stato a riconoscere e garantire la protezione della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, e a indirizzare le politiche pubbliche verso l’assistenza e la promozione, in termini di alimentazione, salute, istruzione e sicurezza dei cittadini, delle famiglie che vivono in condizioni di estrema povertà. Nel manifesto viene espressa solidarietà alle famiglie che soffrono per la guerra in Europa (Russia e Ucraina), in Asia (Israele e Palestina) e ad altri popoli con conflitti interni in Africa e in America, in particolare ai “nostri fratelli di Haiti”, chiedendo a Dio la fine delle ostilità e il regno della pace.