Si tratta di “uno dei testi profetici più ricchi di pathos e particolarmente significativo per rappresentare in modo emblematico sia il pensiero ebraico riguardo all’attesa della rinascita nazionale e spirituale del popolo d’Israele, che non è venuta meno malgrado le sventure e le sofferenze dell’esilio, sia la fede nella resurrezione dei morti, nel tempo della redenzione messianica”. Così l’Assemblea dei Rabbini in Italia presenta in un testo il tema scelto quest’anno dalla Chiesa cattolica per la Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei tratto dal passo biblico di Ezechiele. “È il noto passo del profeta Ezechiele (37, 1-14) conosciuto come “visione delle ossa disseccate”, scrivono i rabbini che aggiungono: “Per la comprensione di questo passo è necessario tenere presente che Ezechiele, dopo aver lungamente e invano messo in guardia sulla catastrofe incombente a causa dei peccati del popolo, una volta che la distruzione si abbatte su Gerusalemme, rivolge agli esuli discorsi profetici di consolazione e conforto, rassicurandoli sulla possibilità di redenzione, sia come ritorno in terra d’Israele sia attraverso la purificazione spirituale”. I rabbini spiegano che “in epoca moderna, con l’avvio del ritorno degli ebrei in terra d’Israele, questa pagina del profeta Ezechiele è stata letta in una prospettiva molto concreta di richiamo alla rinascita nazionale”. “Un’eco di questo approccio – fanno notare i rabbini – lo troviamo nelle parole del testo poetico, successivamente divenuto l’inno nazionale dello Stato d’Israele, composto nel 1877 da Naftali Herz Imber, che, con chiaro riferimento alle parole di Ezechiele dice, nella versione originale, ‘Non è ancora perduta la nostra speranza di tornare alla terra dei nostri padri’”. “Dopo la tragedia della Shoà e in seguito alla costituzione dello Stato d’Israele indipendente, questo passo profetico di Ezechiele si è mostrato di un’attualità drammatica”, scrivono i rabbini. La descrizione delle “ossa rinsecchite” “era apparsa agli occhi del mondo in tutta la sua sconvolgente realtà”, mentre “le schiere dei risorti, descritti dal profeta, richiamano tutti i superstiti della Shoà che hanno cercato una nuova vita nel rinato stato ebraico”. Pertanto, si legge nel testo dell’assemblea rabbinica, da questo passo “si può scorgere un’allusione al fatto che il risorgimento nazionale ebraico si sia a lungo sviluppato come movimento sostanzialmente privo di connotazione religiosa, nell’attesa di trovare un’espressione spirituale più profonda, in grado di coinvolgere pienamente tutto il popolo con autentico sentimento di fede nel Signore. Un’attesa quanto mai attuale anche nell’immediato presente”.