Il cambio di passo nella ricostruzione avvenuto, dopo il terremoto che ha colpito il Centro Italia nel 2016, non può far dimenticare le tante cose ancora da fare. Ci sono ancora lavori per almeno 9 miliardi per la ricostruzione pubblica e almeno 11 miliardi per quella privata. “Ci sono ancora troppe persone, circa 30mila, che vivono fuori dalle loro case, e questo non ci può rendere tranquilli. Ma anche sul fronte dalla ricostruzione privata devo segnalare che nel solo mese di ottobre sono stati liquidati 135 milioni di euro per i lavori eseguiti”: lo evidenzia oggi il commissario alla Riparazione e Ricostruzione sisma 2016, Guido Castelli, presente nelle celebrazioni a Norcia, per il 7° anniversario delle scosse del 30 ottobre 2016.
Il percorso di ricostruzione nell’area del cratere ha dovuto e deve fare i conti con alcune contingenze avverse. Il “caso del 110%” ha distolto molte imprese dall’attività nei 138 Comuni colpiti dal sisma del 2016, e chi ha lavorato oggi si trova a dover registrare una difficoltà nella liquidazione delle competenze. Ci sono 700 milioni di euro da sbloccare per ridare ossigeno alla ricostruzione. “L’assenza di un plafond finanziario rischia di compromettere molte attività di recupero edilizio in corso – spiega Castelli – e per questo ci stiamo adoperando per poter aggiungere al contributo sisma anche il contributo del 110% che sarà attivo nelle zone del cratere per tutto il 2025. E sono fiducioso che molti crediti possano essere sbloccati, secondo le modalità che hanno potuto farci raggiungere un accordo con Mps per rimettere in circolo, questa estate, 200 milioni di euro per le imprese attive”.
Oltre alla ricostruzione continuano le azioni per assicurare una rigenerazione del tessuto sociale ed economico del territorio ferito dal sisma. Il progetto NextAppennino, finanziato con il Fondo complementare al Pnrr ad oggi ha finanziato quasi 400 milioni di euro per più di 1.300 imprese, generando investimenti complessivi di oltre 760 milioni di euro. Una “scossa” positiva per la ripresa delle attività economiche, ma anche per le realtà sociali e del mondo del Terzo settore, che costituiscono un elemento essenziale di resilienza per la vita dei territori colpiti dal sisma.