“Scriviamo per confermare che siamo pronti ad accogliere e curare vostra figlia Indi Gregory, nata il 24 febbraio 2023, all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma”. Comincia così la lettera scritta dal presidente dell’ospedale, Tiziano Onesti, a Dean Gregory, 37 anni, padre della neonata di sette mesi, affetta da una malattia rara del Dna mitocondriale, alla quale i medici dell’ospedale Queen’s Medical di Nottingham vogliono staccare i supporti vitali. Sono stati proprio i dottori a ricorrere ai giudici britannici perché i genitori della bambina, che sostengono che la piccola risponde agli stimoli, piange, muove braccia e gambe e, benché disabile, ha diritto di vivere, si oppongono al fatto che venga lasciata morire. Tuttavia i giudici dell’Alta Corte, nelle scorse settimane, hanno deciso che è nel “migliore interesse” della bambina che venga staccato il respiratore artificiale che la mantiene in vita e anche la Corte europea dei diritti umani ha rifiutato di esaminare il caso. L’ospedale “Queen’s Medical” ha dato, quindi, tempo alla famiglia fino ad oggi per trasferire Indi in un hospice dove la piccola possa essere lasciata morire. Proprio in queste ore di angosciosa attesa per la famiglia è arrivata la lettera dei dottori dell’Ospedale Bambino Gesù che hanno anche confermato che sarà il governo italiano ad assumersi tutte le spese delle cure di Indi, una volta che sarà in Italia, anche se toccherà alla famiglia organizzare e finanziare il trasferimento in ambulanza aerea della bambina da Nottingham a Roma.
Dopo aver ricevuto l’offerta di aiuto del “Bambino Gesù” gli avvocati dei genitori della piccola, Dean Gregory e Claire Staniforth, hanno scritto all’ospedale chiedendo di poter spostare Indi a Roma prima possibile. “Dal momento che un importante ospedale pediatrico è disposto a garantire cure a nostra figlia che, secondo le opinioni dei medici, porteranno a un miglioramento significativo della sua condizione i nostri clienti vogliono trasferire Indi a Roma prima possibile”, scrivono i legali della famiglia che è assistita dalla charity britannica del movimento per la vita “Christian Concern”.