“Gli operatori sanitari sono tutti i giorni in prima linea e svolgono un lavoro importante per aiutare il prossimo e dunque li ringrazio di cuore, soprattutto per l’impegno mostrato durante la pandemia. Sono stati i nostri punti di riferimento in un periodo buio per tutta l’umanità”. È quanto scrive il card. Paolo Lojudice, vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, in un messaggio inviato ai promotori dell’incontro “Dal tempo sospeso al dono del tempo. Vita e relazioni durante e dopo la pandemia” che si tiene oggi a Sarteano alle ore 18,30. L’evento, organizzato dall’Associazione medici cattolici italiani e dalla comunità parrocchiale di Sarteano per la festa di San Luca patrono degli operatori sanitari, offrirà un focus sulla vita e le relazioni durante e dopo la pandemia. Per l’occasione don Antonio Bartalucci, parroco ad Abbadia San Salvatore, offrirà una riflessione sull’argomento. “Dovremmo provare ad uscire – prosegue il cardinale – dalla nostra zona di sicurezza e a relazionarci con il mondo esterno. Per fare ciò dobbiamo cercare di guardare a chi ci sta vicino con gli occhi di cristiani per non far sentire nessuno inadatto e a disagio, ma anzi fratello e sorella”. “Questo – continua – perché dopo il Covid ognuno di noi, anche inconsciamente, si è allontanato sempre di più dal mondo esterno, preferendo la solitudine e rifugiandosi nel mondo virtuale perdendo spesso il contatto con il resto del mondo. Si è preferito l’io al noi”. “Penso – sottolinea Lojudice – ai nostri ragazzi e ragazze, che più di tutti hanno sofferto la mancanza di relazioni vive e vere. Lo stare con gli altri è alla base della nostra vita, del nostro essere cittadini. Fare parte di una comunità ci rende completi. Sempre”. “La nostra missione come cristiani – continua il cardinale – è quella di esserne il collante, la garanzia che la casa comune tiene e sarà sempre un punto di riferimento. Dobbiamo – tutti insieme – rilanciare la solidarietà e la cooperazione come metodo del vivere comune”. “Non possiamo parlare di pace e di solidarietà a livello mondiale, se non siamo in grado di coltivarle nella nostra vita quotidiana”, conclude il porporato.