“Vigileremo per garantire un’adeguata amministrazione della giustizia”. Lo assicura la Pontificia Commissione per la tutela dei minori, l’organismo istituito dal Papa nel 2014 per contrastare la piaga degli abusi del clero, commentando in una dichiarazione la decisone del Pontefice di consentire lo svolgimento di un processo canonico a carico del gesuita p. Marko Rupnik, derogando alla prescrizione. “Desideriamo riconoscere e applaudire il coraggio e la testimonianza di tutti coloro che hanno subito abusi nella Chiesa e sono rimasti a mani vuote nella loro ricerca di giustizia”, esordisce la Commissione..
“La decisione del Santo Padre di consentire lo svolgimento del processo canonico nel caso Rupnik è cruciale, non solo per le vittime, ma per tutta la Chiesa”, prosegue la nota. Tuttavia, “come Commissione siamo preoccupati per i processi disciplinari della Chiesa e le sue inadeguatezze”. Per questo, “vigileremo per garantire un’adeguata amministrazione della giustizia”.
“Non c’è spazio nel ministero per coloro che vorrebbero violare così profondamente chi è affidato alla loro cura. Esortiamo tutti coloro che esercitano qualsiasi forma di leadership a garantire che la nostra Chiesa sia luogo di accoglienza, comprensione e cura per tutti, con una preferenza per coloro che sono emarginati al suo interno”.
Al termine del Sinodo, si legge ancora nella dichiarazione, “ribadiamo il ruolo importante che una cultura della salvaguardia dovrebbe svolgere in ogni teologia del ministero, della leadership o del culto. Il nucleo del mandato della Chiesa è rendere tutti sicuri, proteggere i vulnerabili da qualsiasi cosa possa minacciarli e condurli alla pienezza della vita conosciuta attraverso le promesse di Dio stesso”. “Costruire una cultura della salvaguardia porta il Vangelo nella vita delle persone, recando conforto a coloro che soffrono e mostrando a un mondo distrutto la promessa di Dio che tutti saranno salvati”, conclude la Commissione.