Cardinale Silvestrini: Gualtieri, “avremmo bisogno di una nuova Helsinki in Europa”

“Avremmo bisogno di una nuova Helsinki in Europa. E invece viviamo un tempo in cui non si riescono a fermare nessuna delle guerre che la follia, la cecità e la volontà di potenza aprono a danno dei popoli”. Lo ha detto il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, a proposito di quello che ha definito “il capolavoro” del cardinale Achille Silvestrini, ricordato durante l’evento “Il card. Achille Silvestrini, uomo del dialogo”, svoltosi oggi nella Sala della Protomoteca in Campidoglio. “C’era anche un’idea di Europa a Helsinki”, ha osservato il primo cittadino della Capitale: “L’idea di un’Europa più grande dell’Europa stessa. L’idea di una civiltà del dialogo, del confronto, della cooperazione. Che abbracciasse l’intero continente. Una prospettiva di pace e di distensione continuamente da generare. Quanto ci manca. Oggi siamo precipitati in guerre ancor più sanguinose e vicine di quanto non siano state le tante guerre nel tempo che abbiamo chiamato di pace”. “Il cardinale Silvestrini è stato un sostenitore discreto, ma convinto della presenza politica dei cattolici nel nostro Paese”, ha fatto notare inoltre Gualtieri: “Ciò non gli ha impedito di avere un dialogo profondo e sincero con esponenti di diversi partiti, e con uomini di cultura, anche non credenti. Fu uno dei tessitori del nuovo Concordato”. “Da romano permettetemi di sottolineare anche l’impegno, il servizio che il cardinale Silvestrini ha reso a Villa Nazareth e ai tanti giovani che da quella istituzione hanno ricevuto sostegno negli studi e aiuto alla propria crescita personale”, l’omaggio del sindaco di Roma: “In quell’impegno Silvestrini riversava una carica di umanità che solo chi lo ha frequentato può descrivere con compiutezza. Il lavoro per Villa Nazareth e quello nella diplomazia vaticana per un mondo migliore erano complementari nella persona di Silvestrini. Visione del mondo e attenzione al prossimo. La storia e la carità. Il destino della Chiesa e quella della singola persona. Si completavano nella passione di un romagnolo gentile e verace, divenuto romano. E Roma lo riconosce come un suo grande testimone”.

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