Anno giubilare longhiano: mons. Caputo (Pompei), “il beato ci insegna che il Rosario trasforma”

(Foto: diocesi di Pompei)

La cerimonia di chiusura dell’Anno giubilare longhiano ha visto, ieri sera, anche la benedizione della nuova Porta di bronzo, ingresso della navata laterale di destra del Santuario. La scultura è stata svelata da rappresentanti delle Suore domenicane “Figlie del Santo Rosario di Pompei”, dei Fratelli delle Scuole cristiani e delle opere di carità del santuario. “Il fondatore – ha detto l’arcivescovo di Pompei, mons. Tommaso Caputo, che ha presieduto il rito – chiedeva di continuare a rendere sempre più bella la casa di Maria, così come si addice a una Regina, che è anche nostra Madre, Madre soprattutto dei più fragili e dei più indifesi. Oggi, in obbedienza al beato, aggiungiamo un altro tassello a questo tempio che genera in tutti il senso dello stupore”.

I riti di chiusura dell’Anno giubilare longhiano sono culminati con la celebrazione dell’Eucarestia, presieduta da mons. Caputo. Al termine della santa messa, concelebrata dal vicario generale, mons. Giuseppe Adamo, dal rettore del santuario, mons. Pasquale Mocerino, dai cinque parroci della città e da tutto il clero pompeiano, l’arcivescovo ha consegnato la sua lettera alla città e ai fedeli, intitolata “Pompei, modello di fede e di carità. La profezia compiuta di un laico innamorato di Maria”, pubblicata proprio ieri. Inoltre a ciascuno è stata donata una corona del Santo Rosario, radice stessa del santuario. Un gesto simbolico per affidare a tutti i devoti del beato Bartolo Longo il mandato a propagare nel mondo la mirabile preghiera mariana.

(Foto: diocesi di Pompei)

“In questo Anno giubilare – ha detto il presule nell’omelia – abbiamo preso coscienza che la luce ricevuta da Bartolo Longo, e in lui ricevuta dalla Chiesa in Pompei, in Località Arpaia nell’ottobre 1872 è una luce fondativa che deve spingere la nostra comunità e ognuno personalmente a proseguire, nell’oggi nel quale viviamo, il suo impegno e la sua missione. Siamo consapevoli che in quella illuminazione interiore c’è già tutto il messaggio di Pompei. Il Rosario che trasforma: è questo l’insegnamento senza tempo del beato. È inimmaginabile pensare a Bartolo Longo senza la corona del Rosario tra le mani, vero e proprio scettro della sua fede e anima della sua inestinguibile carità. È stato il Rosario a trasformare il beato in apostolo di Cristo e di Maria, sua Madre, e a renderlo primo evangelizzatore della Nuova Pompei. È stata questa preghiera a dargli le forze e il dono della visione per una rinnovata stagione di annuncio e testimonianza del Vangelo”. Ma la fede e la devozione devono diventare azione concreta. “Bartolo Longo – ha proseguito mons. Caputo – ci indica nella preghiera del Rosario un percorso di conoscenza di Cristo che diventa esperienza d’amore e di intimità con il Signore, che si riversa nell’amore per i fratelli. Lui ha vissuto questa trasformazione giorno per giorno, essendone protagonista e testimone. Ha immediatamente pensato all’investimento da fare per attuare l’evangelizzazione fondata sulla carità, sulla condivisione dei doni ricevuti”. E ha concluso: “Bartolo Longo, l’uomo che ha guardato e ha saputo costruire il futuro, ci indica oggi più che mai la strada”.

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