Sono oltre 20 milioni nel mondo gli sfollati interni costretti a lasciare le proprie cause a causa di eventi meteorologici estremi, il doppio del numero medio di sfollati a causa di conflitti. E’ il dato contenuto nella nuova pubblicazione di Caritas internationalis “Sfollati a causa dei cambiamenti climatici: voci della Caritas che proteggono e supportano le persone in mobilità”, presentato oggi a Roma. La pubblicazione è parte della settimana inaugurale dell’Anno di azione globale della campagna “Insieme Noi” ed è stata realizzata anche in vista della Cop28 che si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre. La pubblicazione esplora le esperienze delle persone sfollate all’interno e oltre i confini a causa dei cambiamenti climatici ed è il risultato della collaborazione tra le organizzazioni Caritas nazionali di diverse regioni. Durante la conferenza stampa, Alistair Dutton, segretario generale di Caritas Internationalis, ha sottolineato che esiste una “responsabilità morale” di garantire che l’attività iper-industriale senza scrupoli svolta dalle aziende occidentali non danneggi le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo: “La realtà ora è che il clima sta diventando molto più imprevedibile, molto più estremo, molto più difficile, le persone non riescono più a riprendersi. Vengono cacciati dalle loro case”. “Le persone che ora si trovano ad affrontare perdite e danni reali e attuali dai quali non possono riprendersi non hanno i mezzi per trovare modi di vita alternativi”, ha sottolineato. Cécile Stone, principale autrice del rapporto, ha presentato il documento della Caritas contenente storie e testimonianze di persone costrette a fuggire a causa di lacune nella pianificazione, nella finanza, nel diritto e nella politica. A suo avviso c’è un disperato bisogno che i politici affrontino la realtà e agiscano: “C’è un vuoto lasciato dai governi e, in molti luoghi, la Caritas cerca di colmare questo vuoto, ma i suoi sforzi rappresentano una goccia nell’oceano rispetto alla portata del problema. Le persone non dovrebbero essere lasciate a farsi carico da sole dell’impatto della migrazione. Hanno bisogno di sostegno”.