“Le tragiche notizie che giungono dalla Terra del Signore portano anche fra di noi le conseguenze di quella che nel 2014 proprio a Redipuglia Papa Francesco definì una ‘terza guerra mondiale combattuta a pezzi'”. Lo scrivono, in una dichiarazione congiunta, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia, mons. Enrico Trevisi, vescovo di Trieste, e mons. Jurij Bizjak, vescovo di Koper. Ricordando che “in questi giorni si sono tornati a considerare anche i confini fra Italia e a Slovenia come luoghi da presidiare”, i tre presuli evidenziano: “Pur comprendendo le ragioni alle basi di queste decisioni degli Stati, non possiamo non ricordare – guardando alla storia di queste nostre terre – che le nostre popolazioni sono state capaci di trasformare le divisioni e le differenze culturali, linguistiche, storiche in occasione di memoria reciprocamente donata. E così proprio i confini si sono trasformati in luogo di incontro e di accrescimento reciproco come testimonia, fra l’altro, la scelta di fare di NovaGorica, insieme a Gorizia, la Capitale europea della cultura 2025”.
Mons. Redaelli, mons. Trevisi e mons. Bizjak aggiungono: “Il transito di tanti fratelli che giungono nelle nostre terre percorrendo la rotta balcanica deve continuare per noi ad essere non motivo di preoccupazione ma stimolo a testimoniare ogni giorno, senza interruzione e con rinnovato vigore, quella diakonia dell’accoglienza a cui siamo chiamati e di cui, come credenti, saremo chiamati a rendere ragione”.
“Affidiamo a Maria, regina della pace che le nostre popolazioni pregano in tanti santuari da MonteSanto – Svetagora a Monte Grisa, il nostro impegno per essere costruttori di pace”, concludono i tre presuli.