Medicina di precisione significa anche ricercare terapie mirate a piccoli sottogruppi di pazienti come quelli portatori della mutazione Kras G12C che, di tutti quelli con tumore del colon, rappresentano appena il 3-4%. È quanto ha fatto il CodeBreak 300, uno studio internazionale randomizzato di fase III, condotto su pazienti con tumore del colon retto metastatico, in progressione di malattia dopo una o più linee di chemioterapia, portatori della mutazione di KrasS G12C. In questo sottogruppo di pazienti lo studio ha confrontato l’efficacia dell’associazione sotorasib (inibitore selettivo di Kras G12C) e panitumumab (inibitore di Egfr), con il trattamento standard a base di regorafenib o trifluridina/tipiracile.
“Lo studio – spiega Giampaolo Tortora, direttore del Comprehensive Cancer Center di Fondazione Policlinico Agostino Gemelli Irccs e ordinario di Oncologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma – ha mostrato un vantaggio significativo in termini di sopravvivenza libera da progressione con la combinazione di sotorasib (a due diversi dosaggi, 960 mg e 240 mg) e panitumumab, rispetto alla terapia convenzionale. In particolare, la combinazione, con il sotorasib al dosaggio più alto, ha determinato una riduzione del 51% del rischio di progressione di malattia o morte. Un vantaggio si è riscontrato anche per i tassi di risposta”. Per l’analisi dell’impatto sulla sopravvivenza globale, invece, “i dati non sono ancora maturi, essendo richiesto un follow-up più lungo”.
Lo studio è stato presentato in sessione plenaria al congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo) e pubblicato in contemporanea sulla rivista medica New England Journal of Medicine. Tra i diversi centri internazionali europei, asiatici e statunitensi che hanno preso parte allo studio, il Policlinico Gemelli è quello che ha arruolato il maggior numero di pazienti a livello mondiale; per questo motivo, Lisa Salvatore, dottoressa del Gemelli, è secondo nome tra gli autori del lavoro.