“I deputati cristiani eletti in parlamento non rappresentano la minoranza cristiana, piuttosto la perseguitano”: lo ha detto, in un’intervista a Rudaw Media Network, mons. Mikhail Najib, arcivescovo di Mosul, che interviene anche sull’incendio scoppiato durante una festa di nozze a Qaraqosh, la sera del 26 settembre scorso, che ha provocato la morte di almeno 119 persone e il ferimento di altre centinaia. Il vescovo critica, infatti, i risultati delle indagini sull’incendio, arrivati, secondo il presule, “dopo poco tempo e con risultati che non hanno nulla a che fare con questo crimine”, una velocità che dimostra “la mancanza di serietà nelle stesse indagini”. La comunità locale aveva invocato una Commissione indipendente di indagine, anche internazionale. Mons. Najib afferma di “avere fiducia nella magistratura irachena, ma ci sono anche esperti internazionali in tutto il mondo per indagare su queste tragedie”. Nessun dubbio sulle capacità della magistratura per il presule che lamenta “a volte delle pressioni politiche e intimidazioni”. Il 1° ottobre, il ministero dell’Interno iracheno ha attribuito la causa dell’incendio a una fonte di incendio che ha toccato materiali infiammabili, tra i quali “quattro fuochi d’artificio”. Per quanto riguarda il ruolo dei rappresentanti cristiani nel parlamento iracheno, l’arcivescovo di Mosul ha parlato della quota caldea come della “distruzione dell’Iraq. Chi è stato eletto nella quota cristiana pretende di rappresentarci, ma in realtà ci perseguita. Dovrebbero lavorare per ottenere ciò di cui abbiamo bisogno nella regione, tra cui sicurezza, posti di lavoro e protezione delle libertà. Chi arriva in Parlamento deve riuscirci con i voti dei cristiani e non di altre componenti”. Da ultimo mons. Najib chiede “la messa in sicurezza della Piana di Ninive e di Mosul attraverso un’unica forza di difesa. Non è ammissibile vedere ogni giorno una nuova milizia e nuove armi. Diffondono solo terrore. Occorre una forza che protegga la terra e tenga sotto controllo le milizie”.