Elusione fiscale societaria oltre i livelli di guardia, forti criticità nel disegno dell’imposta minima per grandi multinazionali che ne riducono il potenziale di gettito, contribuzione fiscale irrisoria dei super-ricchi. Progressi nel contrasto all’evasione fiscale internazionale degli individui, in calo nell’ultimo decennio. Sono queste, in sintesi, le conclusioni principali della prima edizione del Global tax evasion report, pubblicato oggi dall’Osservatorio fiscale europeo diretto dall’economista Gabriel Zucman. Rapporto che verrà presentato in Italia il 13 novembre, in occasione del workshop “Evasione fiscale: dimensione del fenomeno e misure di contrasto”, organizzato a Roma – presso l’Auditorium Loyola della Pontifica Università Gregoriana – dall’Osservatorio, da Oxfam Italia e dal Dipartimento di Economia dell’Università di Milano-Bicocca. Il rapporto stima che su scala globale, lo stock di ricchezza finanziaria offshore è cresciuto in termini nominali e reali negli ultimi vent’anni, raggiungendo nel 2022 una cifra pari a 12.000 miliardi di dollari (il 12% del Pil planetario). Poco più di un quarto (il 27%) di tale ammontare evade oggi la tassazione. Una quota calata tuttavia drasticamente nell’ultima decade (da circa il 90% nel 2013) in seguito all’implementazione dello scambio automatico di informazioni relative ai conti finanziari. Per l’Italia il valore della ricchezza finanziaria offshore è stimato nel 2022 in 198 miliardi di dollari (poco meno del 10% del Pil nazionale). Gli utili delle multinazionali trasferiti dalle giurisdizioni a tassazione medio-alta d’impresa verso paradisi fiscali societari hanno raggiunto nel 2020 la cifra astronomica di 1.000 miliardi di dollari. Un ammontare equivalente a circa il 35% di tutti i profitti realizzati dai colossi corporate fuori dalle giurisdizioni delle relative imprese capogruppo. Le pratiche elusive delle multinazionali deprivano, su scala globale, gli erari dei paesi di risorse equivalenti al 10% del gettito complessivo dell’imposta sul reddito delle società. Il fenomeno è particolarmente sentito nel continente europeo. Per l’Italia l’ammanco erariale è stimato in circa 5,6 miliardi di dollari nel 2020. Su scala globale, i miliardari versano aliquote effettive d’imposta irrisorie (tra lo 0% e lo 0,5%), se raffrontate al valore dei loro patrimoni. La proposta chiave riguarda l’istituzione di un’imposta minima globale, con un’aliquota del 2%, sui patrimoni netti dei miliardari. Un tributo che graverebbe su un numero ridotto di individui (meno di 3.000), ma in grado di generare introiti per circa 250 miliardi di dollari all’anno. La motivazione della proposta è in linea con i propositi della recente Iniziativa dei cittadini europei su un’imposta europea sui grandi patrimoni. La relativa raccolta firme #LaGrandeRicchezza, promossa da Oxfam Italia in partnership con Il Fatto Quotidiano e collegata alla campagna europea Tax The Rich, si è avviata il 17 ottobre scorso.