È un richiamo al bastone pastorale di San Zeno, con il pesce penzolante, il nuovo logo della Chiesa di Verona. Il progetto, selezionato tra i 29 che hanno preso parte al contest indetto dalla diocesi per sviluppare il nuovo logo, si rifà ad una delle peculiarità del patrono scaligero che, secondo le fonti agiografiche, era solito pescare nel fiume Adige.
Autrice del logo vincitore del concorso è Maria Accordini, ventiquattrenne di Villafranca di Verona, con la passione per l’illustrazione artistica, che si è aggiudicata il premio da 1.000 euro messo in palio dalla diocesi. Insegnante di sostegno e social media manager, Accordini in luglio è stata tra i primi laureati del nuovo corso di studi in Formazione, comunicazione e cittadinanza digitale (Lm 93) dell’Università di Ferrara.
Spiega l’autrice: “L’idea dell’unione di questi tre elementi – pastorale, pesce e croce – nasce dalla volontà di rendere riconoscibile la Chiesa di Verona tramite un simbolo. Partendo dalla semplificazione del pastorale, ho cercato diverse modalità di unione dei tre elementi, costruendo una composizione che fosse allo stesso tempo semplice ed efficace”.
Se il logo – che è stato presentato oggi in conferenza stampa, alla presenza del vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili – trova la sua ispirazione nel simbolo del padre della Chiesa veronese, agli occhi della commissione giudicatrice esso offre ulteriori letture significative. Innanzitutto, il pesce è disegnato come il simbolo che i cristiani dei primi secoli utilizzavano per riconoscersi tra loro e non essere scoperti al tempo delle persecuzioni. Il termine pesce in greco ΙΧΘΥΣ (ichthys) è un acronimo/acrostico che sta per “Ἰησοῦς Χριστὸς, Θεοῦ Υἱὸς, Σωτήρ” (Iēsous Christos, Theou Yios, Sōtēr), che si traduce in italiano: “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”. È il segno del Risorto. “La croce a sua volta è anch’essa segno del Cristo, ma soprattutto della salvezza. Nello stesso tempo la croce è il segno di ogni battezzato. Croce e pesce sono coperti da un segno curvo che richiama l’ansa dell’Adige dentro la quale è nata e ha il suo cuore la Chiesa di Verona. Ma può essere intesa anche come una copertura, una casa nella quale risiede il Cristo Signore e ogni battezzato; una casa che non esclude l’altro come forestiero, ma che vuole essere sempre aperta e accogliente”, spiega la diocesi. Dunque “il pastorale, segno del vescovo pastore, raccoglie in sé la Chiesa, nella quale è presente il Cristo Risorto, la casa nella quale attraverso la croce di Cristo trova accoglienza ogni uomo che a lui si affida”.