“In questi giorni cresce l’apprensione e la preoccupazione per tutti coloro che non trovando alloggio sono costretti a dormire all’aperto. Tra questi, anche i migranti che transitano da Trieste e si fermano anche solo una notte nei pressi della stazione ferroviaria ma non trovano servizi igienici e un riparo. Talvolta ci sono pure famiglie con bambini. E in ogni caso il freddo rimane anche per gli adulti un problema e un pericolo”. Comincia con queste parole una lettera che il vescovo di Trieste, mons. Enrico Trevisi, e il direttore della Caritas diocesana, don Alessandro Amodeo, hanno inviato a parrocchie e aggregazioni laicali del territorio.
“Ancora una volta – sottolineano – ci rivolgiamo alle Istituzioni, facendo appello a quello spirito di umanità che caratterizza il nostro popolo e la nostra tradizione culturale e religiosa. Nonostante ciò ci rendiamo conto che in questa situazione non possiamo stare fermi, in silenzio, inermi, con la paura che possa succedere qualcosa di grave”. “Come Chiesa di Trieste – spiegano – , abbiamo individuato una piccola struttura presso una parrocchia cittadina. Non è l’ottimo, ma è un riparo ed è quanto possiamo fare ora. Si tratta di 24 posti letto, con la possibilità di cena e colazione. Il servizio di accoglienza rimane notturno, infatti, dalle 18 alle 8 del mattino successivo”. “Ci piacerebbe che ci fosse una risposta corale, con tanti volontari e tante realtà che aiutano nel tenere aperto questo dormitorio ogni notte, collaborando attivamente con la Caritas diocesana”, l’esortazione di mons. Trevisi e don Amodeo che concludono: “Chiediamo alle realtà interessate di inviare uno o due loro rappresentanti, oppure anche a singoli volontari che si rendessero disponibili, partecipando all’incontro organizzativo che terremo martedì 24 ottobre alle 18 nella aula magna del Seminario vescovile di Trieste”, in via Besenghi 16.