Da oggi al 25 ottobre fa tappa a Ragusa la mostra “Non come questo ma quello. La sorpresa della gratuità”, promossa dall’Associazione Famiglie per l’accoglienza. Si potrà visitare nei locali del Centro commerciale culturale di via Matteotti dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 17 alle 20.
La cerimonia di inaugurazione è prevista domani alle 18. Dopo la presentazione di Marcello Pisani, referente regionale di Famiglie per l’accoglienza, interverranno il sindaco Giuseppe Cassì, l’assessore Elvira Adamo e don Franco Ottone in rappresentanza dell’Ufficio diocesano di Pastorale sociale di Ragusa.
La mostra racconta l’origine e l’esperienza dell’Associazione Famiglie per l’accoglienza, una rete di più di tremila famiglie (in Italia e in diversi Paesi del mondo) che dal 1982 si accompagnano nelle varie forme di accoglienza – adozione, affido, cura degli anziani e dei disabili, ospitalità di adulti e di migranti – e la propongono come un bene per la persona e per la società intera. “Negli anni le nostre famiglie hanno accolto oltre 1.000 minori in adozione e più di 1.500 in affido. Abbiamo supportato oltre 70 famiglie con figli disabili. Centinaia sono stati gli adulti in difficoltà ospitati per periodi più o meno lunghi nelle nostre case. Negli ultimi anni abbiamo vissuto diverse esperienze di ospitalità di giovani migranti o di minori profughi provenienti da situazioni di guerra”, si legge in una nota dell’Associazione.
La mostra è composta di oltre quaranta pannelli che riproducono opere, schede degli artisti e testimonianze, accompagnati da una parte multimediale.
La prima sezione documenta il metodo che alimenta la vita dell’Associazione, il moto di gratuità totale che la caratterizza e l’amicizia che la sostiene nell’aprire le porte della propria casa a bambini, giovani e adulti bisognosi, con passati spesso drammatici e dolorosi.
La seconda sezione della mostra presenta il frutto di un incontro, quello tra alcune famiglie dell’Associazione e quattordici artisti, invitati a frequentare le loro case, per poi esprimere lo stupore vissuto, la scoperta maturata, il “quello” attraverso il proprio “come”, ciascuno con la propria originalità, secondo la propria sensibilità e nella forma espressiva specifica.
Al centro del percorso permane la sfida che ha guidato il lavoro comune fin dall’origine: l’accoglienza come avvenimento che riaccade e che può essere incontrato, per un impatto che permane, come possono testimoniare le famiglie accoglienti, i figli accolti, gli stessi artisti: il fatto originario è quello, ma sempre nuovo, nella modalità in cui in ogni presente si ripropone.