Almeno 16 cristiani, tra cui 10 appartenenti a una famiglia, sono stati uccisi durante un attacco a Gaza che giovedì sera, 19 ottobre, ha provocato il crollo totale di un edificio nel complesso della chiesa greco-ortodossa. Secondo i collaboratori locali dei progetti di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), altri 15 cristiani sarebbero rimasti intrappolati sotto le macerie. L’edificio della chiesa di San Porfirio non è stato colpito. Dall’inizio del conflitto armato circa 400 persone, in maggioranza cristiani, si sono rifugiate nel complesso. Tra le vittime ci sono diversi giovani cristiani che facevano parte del “Progetto Generazione Occupazione” per la gioventù cristiana, gestito dal Patriarcato latino di Gerusalemme. Il complesso ortodosso si trova a poche centinaia di metri dalla chiesa cattolica della Sacra Famiglia, dove trovano rifugio altri 500 cristiani. Molte famiglie del complesso greco-ortodosso si sono dovute trasferire nella Sacra Famiglia, che è già piena. Secondo fonti di ACS, giovedì sera anche il complesso cattolico è stato colpito da bombe. Alla popolazione cristiana della Striscia di Gaza è stato ripetutamente chiesto di evacuare e spostarsi a sud. I cristiani non sono tuttavia disposti ad andarsene a causa della mancanza di sicurezza e di garanzie che le persone che si spostano dal nord al sud di Gaza non vengano prese di mira. Intervistata da ACS, suor Nabila ha affermato: “Noi non ce ne andremo. La gente non ha niente, nemmeno le cose basilari. Dove dovremmo andare? A morire in strada? Abbiamo anziani, qui ci sono anche le Missionarie della Carità, con persone con problemi di salute, disabilità multiple e anziani. Dove andiamo?”. ACS chiede ai suoi benefattori e amici di offrire preghiere per le vittime, i feriti e le loro famiglie e, in comunione con il Patriarcato latino di Gerusalemme e quello greco-ortodosso, chiede “l’immediata cessazione dei bombardamenti sui luoghi di culto e sulle istituzioni umanitarie”.