“Guardiamo a Pio X come ad uno di noi e non come a un ‘superuomo’; è un battezzato a cui il Signore ha usato una particolare misericordia. In tal modo quest’uomo fu raggiunto e plasmato dalla grazia di Dio diventando presenza del Signore in mezzo al Suo popolo chiamato ad esserne guida”. Lo ha detto questa mattina il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, nell’omelia della messa presieduta nella basilica della Salute in occasione delle celebrazioni per la peregrinatio corporis nel patriarcato di San Pio X.
Nella vocazione di Giuseppe Sarto, ha osservato Moraglia, “furono determinanti gli esempi viventi di alcuni sacerdoti che ne accompagnarono la crescita umana e spirituale: innanzitutto il parroco don Tito Fusarini e il cappellano della parrocchia don Pietro Jacuzzi che poi diverrà anche rettore del Seminario vescovile e vicario generale della diocesi di Treviso”. Di qui l’importanza del ruolo “insostituibile” sottolineato da Moraglia, “anche pensando al nostro tempo”, del “prete che in parrocchia, con il sostegno della grazia del Signore, esercita un ministero di prossimità che incoraggia, accompagna, fa crescere nei momenti di gioia e di lutto ed aiuta ad intravedere quanto ad uno sguardo superficiale e efficientista sfugge”. I tempi e i luoghi “oggi, sono profondamente cambiati ed anche la vocazione al sacerdozio ha, spesso, dei passaggi e dei ritmi molto diversi; la vocazione, poi, rimane dono esclusivo di Dio, ricco di misericordia. Non dimentichiamo però che Dio ordinariamente – ovvero quasi sempre – si serve di presenze personali vive e reali e rivolge a noi la sua parola attraverso la voce degli uomini e delle donne che ci pone accanto”.
“Chiediamo al Signore un po’ della santità e della piena umanità che caratterizzarono san Pio X”, ha concluso il patriarca, che “mai volle essere altro se non pastore d’anime” e “parroco del mondo”.