“Le rotte migratorie del nostro tempo sono popolate da uomini e donne feriti e lasciati mezzi morti, da fratelli e sorelle il cui dolore grida al cospetto di Dio”. Lo ha esclamato il Papa, nella preghiera per i migranti e i rifugiati con i partecipanti al Sinodo in piazza San Pietro. “Spesso sono persone che scappano dalla guerra e dal terrorismo, come vediamo purtroppo in questi giorni”, ha denunciato Francesco tracciando un parallelo tra la parabola del Buon Samaritano e la situazione odierna: “Anche oggi, come allora, c’è chi vede e passa oltre, sicuramente dandosi una buona giustificazione, in realtà per egoismo, indifferenza, paura”. Il samaritano, invece, “vide quell’uomo ferito e ne ebbe compassione”: “Lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. E la compassione è l’impronta di Dio nel nostro cuore. Questa è la chiave. Qui c’è la svolta. Infatti da quel momento la vita di quel ferito comincia a risollevarsi, grazie a quell’estraneo che si è comportato da fratello. E così il frutto non è solo una buona azione di assistenza, il frutto è la fraternità”.