Continua l’aumento degli imprenditori immigrati, che nel 2022 sono 761mila (10,1% del totale). In dodici anni (2010-22), gli immigrati sono cresciuti (+39,7%) mentre gli italiani sono diminuiti (-10,2%). L’incidenza più alta è al Centro-Nord e nei settori di costruzioni, commercio e ristorazione. È quanto emerge dal Rapporto annuale 2023 sull’economia dell’Immigrazione, curato dalla Fondazione Leone Moressa e presentato oggi a Roma. Dopo la pandemia è tornato a crescere anche il numero di contribuenti immigrati. Si tratta di 4,3 milioni di contribuenti (10,4% del totale), che nel 2022 hanno dichiarato redditi per 64 miliardi di euro e versato 9,6 miliardi di Irpef. Rimane alto il differenziale di reddito pro-capite tra italiani e immigrati (circa 8mila euro annui di differenza), conseguenza diretta della concentrazione occupazionale. Rimane positivo il saldo tra il gettito fiscale e contributivo (entrate, 29,2 miliardi) e la spesa pubblica per i servizi di welfare (uscite, 27,4 miliardi), con +1,8 miliardi di euro in attivo. Gli immigrati, prevalentemente in età lavorativa, hanno infatti un basso impatto sulle principali voci di spesa pubblica come sanità e pensioni.