“Il primo tentativo di offrire uno sguardo complessivo sulla storia recente dell’impegno del Vaticano nel campo della comunicazione, arrivando fino ad oggi, cioè alla riforma attuata durante il pontificato di Papa Francesco”. Così p. Federico Lombardi definisce il volume “Dal Concilio al web. La comunicazione vaticana e la svolta della riforma” del vaticanista Angelo Scelzo, “un contributo autorevole, utile e coraggioso”. Scelzo, osserva Lombardi nel n. 4.160 de La Civiltà Cattolica in uscita sabato e come di consueto anticipato al Sir, “sapeva molto bene che ci voleva una riforma complessiva e tutt’altro che superficiale”. L’impulso necessario per passare all’azione viene impresso dall’avvento del pontificato di Bergoglio; in tal senso, “è giusto dire che si tratta di una ‘riforma di Papa Francesco'”, osserva il gesuita ripercorrendo nel volume di Scelzo i diversi passi del processo di riforma: dall’affidamento alla società di consulenza McKinsey & Company dell’esame del settore dei media vaticani alla costituzione di un Comitato per questi media che elabora il primo documento base della riforma complessiva del sistema, all’incarico conferito dal Papa a mons. Dario E. Viganò (allora direttore del Centro Televisivo Vaticano), assistito da una piccola Commissione, di preparare rapidamente un piano esecutivo. Quindi, nel 2015, l’istituzione della Segreteria per la Comunicazione con mons. Viganò come prefetto e mons. Lucio A. Ruiz come segretario. “Di qui in poi – scrive Lombardi – il processo attuativo della riforma procede con passo spedito, coinvolgendo successivamente le nove diverse istituzioni, che confluiscono e si integrano nel nuovo Dicastero, svolgendo un intenso lavoro di formazione del personale per riqualificarlo soprattutto in vista della comunicazione multimediale”. Dopo un “passaggio critico” e le dimissioni di Viganò nel 2018, Francesco nomina Paolo Ruffini alla guida del Dicastero, il quale, tra le altre cose, “affida il compito fondamentale della direzione editoriale ad un vaticanista esperto e dinamico, Andrea Tornielli” e “riesce a garantire la continuità del processo di riforma”.
“Non si deve pensare che la riforma sia pienamente compiuta”, il giudizio di Lombardi, ma “non bisogna neppure immaginare che oggi un sistema di comunicazione non rimanga permanentemente in evoluzione”. Poi ci sono i Papi: “Un sistema di comunicazione vaticano si deve necessariamente commisurare con gli orientamenti, lo spirito e lo stile dei successivi pontificati, che si riflettono anche su aspetti operativi concreti”. Tuttavia, conclude il gesuita, “il passaggio dalla ‘vecchia’ alla ‘nuova’ comunicazione è avvenuto, e si deve continuare a guardare in avanti con fiducia ed entusiasmo”.