“Che siano state le bombe israeliane a portare a termine una tale nefandezza è evidente: l’avevano detto, l’hanno fatto. Qualsiasi altra illazione o tentativo di manipolazione non merita risposta e deve essere semplicemente perseguito legalmente. Siamo abituati alle menzogne con cui Israele cerca di coprire i propri crimini ma non possiamo tacere di fronte ad esse”. Duro comunicato dell’ambasciatrice di Palestina in Italia, Abeer Odeh, che commenta la strage di ieri sera nell’ospedale Battista di Al-Ahli Arabi, a Gaza City. “Un ospedale, un rifugio appartenente alla Chiesa, che era già stato colpito da Israele e che adesso è andato completamente distrutto, insieme alle vite di chi è morto e di chi resta”. Odeh ricorda “non abbiamo taciuto quando le forze di occupazione hanno ucciso la nostra giornalista Shireen Abu Akleh tentando poi di attribuire la responsabilità della sua morte a chi l’amava e la stimava, non lo faremo adesso. La verità è che siamo tutti testimoni di un crimine di guerra atroce, che resterà per sempre, nella Storia, una macchia indelebile sulla coscienza dell’umanità, rimasta a guardare senza fare nulla per impedire che il governo terrorista di Israele, ormai allo sbando e fuori controllo, mantenesse la sua promessa di morte”. Per la diplomatica “sembra ormai assurdo parlare di Corte penale internazionale a un mondo che ha stabilito il diritto internazionale per poi rinnegarlo così platealmente, sostenendo senza vergogna i crimini commessi da un governo di occupazione potente e codardo contro i civili e i bambini di Gaza. Ogni regola del diritto internazionale scompare se più di due milioni di esseri umani ingabbiati nella Striscia di Gaza possono essere posti impunemente di fronte a questo insano ricatto: sparire o morire, abbandonare per sempre la terra dei loro padri o perire sotto le bombe di chi questa terra se la vuole prendere a tutti i costi, ormai da decenni”. Odeh si appella alle Nazioni Unite, “come abbiamo sempre fatto, affinché il Consiglio di Sicurezza apra finalmente gli occhi, si spaventi per ciò che vede e prenda un’iniziativa concreta perché questa carneficina abbia fine e si restituisca significato alla parola ‘diritto’”. “Non possiamo dimenticare – conclude – che Israele occupa illegalmente la Palestina dal 1967, non possiamo non capire che finché dura questa occupazione non ci saranno né pace né sicurezza. Non possiamo restare in silenzio di fronte a tanta ingiustizia e poi sorprenderci che la situazione esploda”.