“Una vita senza crisi è una vita asettica”. Padre Timothy Radcliffe, nella sua meditazione alla dodicesima Congregazione generale in corso in Aula Paolo VI, ha citato questa frase del Papa a Lisbona per spiegare che “noi maturiamo attraverso le crisi, da quella della nascita a quella della morte. Se accogliamo le crisi con speranza, fioriamo. Se cerchiamo di evitarle, non cresciamo mai”. “Siamo disposti a lasciarci trascinare oltre l’incomprensione e il sospetto reciproco?”, ha chiesto il religioso: “Siamo riuniti per scoprire la pace tra di noi e mandati ad annunciarla al nostro povero mondo, crocifisso da una violenza sempre maggiore, in Ucraina, in Terra Santa, in Myanmar, in Sudan e in tanti altri luoghi. Come possiamo essere un segno di pace se siamo divisi tra di noi? Spesso mi hanno detto: ‘Questo Sinodo non cambierà nulla’. Alcuni con speranza e altri con paura. Questa è una mancanza di fede nel nome del Signore. Se siamo riuniti nel nome forte della Trinità, la Chiesa sarà rinnovata, anche se forse in modi non immediatamente evidenti. Non si tratta di ottimismo, ma della nostra fede apostolica”. “La Chiesa è sempre nuova, come Dio, l’Antico dei Giorni e il bambino appena nato”, ha spiegato Radcliffe: “I discepoli si riuniscono perché vedono che Dio sta già facendo qualcosa di nuovo. Dio li aveva preceduti. Dovevano raggiungere lo Spirito Santo”. “Oggi il nostro Dio sta già facendo nascere una Chiesa che non è più principalmente occidentale”, l’analisi del domenicano: “una Chiesa cattolica orientale, asiatica, africana e latino-americana. È una Chiesa in cui le donne stanno già assumendo responsabilità e stanno rinnovando la nostra teologia e spiritualità. I giovani di tutto il mondo, come abbiamo visto a Lisbona, ci stanno già portando in nuove direzioni, nel continente digitale”.
“Il nuovo è sempre un rinnovamento inaspettato dell’antico”, la tesi di Radcliffe: “Ecco perché qualsiasi opposizione tra tradizione e progresso è del tutto estranea al cattolicesimo. Ora valuteremo quali nuovi processi, istituzioni e strutture sono necessari. Non si tratterà di soluzioni a problemi di gestione, ma di espressioni più complete di ciò che siamo. La storia della Chiesa è caratterizzata da un’infinita creatività istituzionale. Dopo che il cristianesimo è diventato una religione riconosciuta dall’Impero romano, sono emerse nuove forme di vita cristiana nei padri e nelle madri del deserto, per controbilanciare i nuovi pericoli della ricchezza. Nel XIII secolo, sono sorte nuove Università per sostenere una nuova visione di ciò che è essere umano. Durante la rivoluzione industriale, sono nate centinaia di nuove forme di vita religiosa, per esprimere chi siamo come fratelli e sorelle dei nuovi poveri urbani. Di quali istituzioni abbiamo bisogno per esprimere chi siamo come uomini e donne di pace in un’epoca di violenza, abitanti del Continente digitale?”. “Molti di noi hanno pianto quando hanno saputo di quella giovane donna che si è suicidata perché era bisessuale e non si sentiva accolta”, la testimonianza del religioso: “Spero che questo ci abbia cambiato. Il Santo Padre ci ha ricordato che tutti sono accolti: todos, todos, todos”.