In Italia “non c’è un allarme sicurezza perché il tasso di detenuti stranieri è lo stesso del 2000”: lo ha detto Manuela De Marco, dell’ufficio immigrazione di Caritas italiana, presentando oggi a Roma i dati del XXXII Rapporto Immigrazione Caritas/Migrantes. Si registra però un aumento dei minori stranieri nelle carceri, molti a causa dell’ingresso nelle gang giovanili “per mancanza di alternative, come registrato da un sondaggio”.
De Marco ha fatto notare che il lavoro non è stato uno dei principali motivi per l’autorizzazione al soggiorno in Italia e viene solo al sesto posto, con una percentuale del 3,8% sul totale dei permessi. “Al primo posto ci sono i ricongiungimenti familiari, quindi la protezione temporanea concessa agli ucraini, poi asilo, emersione, studio – ha precisato -. Una vera politica migratoria si dovrebbe fare con ingressi per lavoro, perché dimostrerebbero la volontà di investire sui migranti”. Sul fronte discriminazioni, “non sono solo sociali ma anche istituzionali – ha affermato – ossia stabilite da leggi che indicano condizioni per accedere alle prestazioni, ad esempio i bonus, le graduatorie di accesso alla casa. Infatti tante pronunce della Consulta hanno dichiarato incostituzionali molte normative, quando violano il principio di uguaglianza. Purtroppo a volte la pubblicazione amministrazione non cambia le leggi o non le cambia in tempo utile”.