Mercoledì 18 ottobre, alle ore 18, presso il salone d’onore del palazzo arcivescovile a Siena, sarà presentato il testo curato da Elisabetta Cioni dal titolo “Il reliquiario dell’abbazia di San Galgano detto di Fròsini. Storia e restauro”.
Alla presentazione interverranno il cardinale arcivescovo di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, Augusto Paolo Lojudice, il rettore dell’Opera della Metropolitana, Giovanni Minnucci, e il direttore dell’Ufficio Beni culturali dell’arcidiocesi, don Enrico Grassini; la presentazione sarà a cura di Alessandro Bagnoli, storico dell’arte e docente presso l’Università di Siena.
Il testo, pubblicato per i tipi della casa editrice senese Nuova Immagine, è stato realizzato grazie al prezioso contributo dell’Opera della Metropolitana di Siena.
Elisabetta Cioni, già docente di Storia dell’arte presso l’Università degli Studi di Siena e fra i massimi studiosi dell’oreficeria medievale, ripercorre le vicende di questo preziosissimo manufatto, attraverso i contributi anche di altri autori che narrano del furto del 1989 dal Museo del Seminario, fino al ritrovamento grazie all’Arma dei Carabinieri, il recente complesso restauro realizzato dai Musei Vaticani e l’esposizione nella mostra tuttora in corso “Dalla spada alla Croce”, allestita dall’Opera della Metropolitana di Siena nella cosiddetta “Cripta” della cattedrale.
Nella parte storico-artistica l’autrice ripercorre il cammino decennale dei suoi studi, a partire dalla datazione dell’opera agli inizi del’300 e all’attribuzione della paternità alla “Scuola dei Tondi”, celebre erede della tradizione senese degli smalti traslucidi iniziata dal maestro Guccio di Mannaia.
“Lo studio scientifico curato da Elisabetta Cioni si pone come evento conclusivo del felice percorso che da oltre due anni ha riportato a Siena, restaurate e visibili da studiosi e appassionati, le dieci preziose suppellettili liturgiche, proprietà dell’arcidiocesi di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino, fra le quali il suddetto reliquiario, rubate oltre trent’anni fa e passate attraverso eventi traumatici di cui rimangono evidenti tracce, ma che oggi tornano a far parte del patrimonio della nostra comunità e, grazie alla preziosa sinergia fra le istituzioni, patrimonio dell’umanità intera”, si legge in una nota.