Giubilei: card. Sandri (vice decano Collegio cardinalizio) presiede le messe all’abbazia di Montevergine e a Castellabate

“In questo nostro tempo, in cui gli animi degli uomini e delle donne sono a molti livelli feriti e caduti, l’incontro con la vostra comunità dovrà diventare occasione per iniziare o continuare un cammino di guarigione interiore: in questo modo voi proseguirete quel tratto distintivo della Congregazione Verginiana, che attraverso le attività assistenziali e ospedaliere ha sempre fatto sentire come l’adesione a Cristo non rinchiude in una cella o su una rocca, ma costringe nella preghiera e nelle opere materiali a farsi prossimi come il Buon Samaritano sui tanti caduti sotto i colpi della esistenza”. Lo ha detto il card. Leonardo Sandri, vice decano del Collegio cardinalizio, nella messa celebrata ieri presso l’abbazia di Montevergine all’interno del programma per l’anno giubilare del santuario, alla presenza delle Delegazioni delle Luogotenenze dell’Italia meridionale tirrenica dell’Ordine del Santo Sepolcro. Nel pomeriggio il card. Sandri ha celebrato la messa a Castellabate in occasione del IX centenario della fondazione della città ad opera di san Constabile. Commentando le letture il porporato ha voluto ricordare “molte comunità sparse nel mondo che vivono momenti di grande sofferenza, tensione e violenza: l’aggressione e il conflitto ancora in corso in Ucraina e tutto quanto quotidianamente ci viene rilanciato dalla Terra Santa” sanguinante. “San Constabile diede avvio all’edificazione della Fortezza di Castellabate col desiderio di offrire un riparo e un rifugio alla popolazione, fatta oggetto di ripetuti attacchi da parte dei saraceni: un gesto per la comunità civile, che però ci dice quanto la giusta collaborazione tra l’autorità spirituale e quella temporale anche oggi sia necessario per la costruzione del bene comune”. Il pensiero del cardinale è andato ai cristiani di Terra Santa, “in queste ore messi a dura prova nella loro differente appartenenza, sia a Israele come alla Palestina”. Da qui l’invito ad aderire alla giornata di digiuno e preghiera del 17 ottobre, richiesta dal patriarca di Gerusalemme, il card. Pierbattista Pizzaballa, e subito accolta dalla Cei.

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