“Nell’unità dei cristiani” si cela “il seme della riconciliazione che riguarda un mondo ferito dalle divisioni ed è proprio a tale unità che, prima di ogni altra cosa, siamo chiamati a guardare e costruire giorno per giorno”. Lo ha detto questa sera il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, nel saluto a Tawadros II, Papa d’Alessandria d’Egitto e Patriarca della Sede di San Marco, durante la veglia di preghiera per l’inaugurazione della chiesa cattedrale del Patriarcato copto ortodosso a Campalto, nella terraferma veneziana dove la comunità copta è significativamente presente. Si rinsalderà così il dialogo ecumenico tra due Chiese unite sin dall’origine dalla predicazione dell’evangelista san Marco. “Viviamo tempi agitati da conflitti sanguinosi e da tragedie che riguardano singole persone, intere comunità e popoli; tragedie troppo spesso dimenticate – ha proseguito Moraglia -. Sono ancora nei nostri occhi le immagini terribili delle violenze perpetrate in questi giorni in Medio Oriente, in Europa, in Asia, in Africa. Quante poi sono le guerre nel mondo sconosciute del tutto o quasi! Sono nei nostri cuori anche le sofferenze del popolo armeno e di tanti cristiani nel mondo che, nel silenzio assordante e inescusabile dei media, subiscono persecuzioni e vessazioni d’ogni genere testimoniando soprattutto a noi cristiani d’Occidente tutta la potenza di una fede limpida e vera. Non possiamo altresì dimenticare il dolore di tanti uomini e donne costretti ad abbandonare le proprie case e i propri affetti per sfuggire alla morsa della fame, della guerra e dei cambiamenti climatici”. Rievocando sant’Aniano, primo discepolo di san Marco “e di cui oggi sono lieto di donare – a nome della Chiesa che è in Venezia – la venerabile reliquia – ha concluso Moraglia -, ci vogliamo porre tutti e di nuovo alla sua sequela per mostrare al mondo -diviso dalla discordia – l’unità dell’amore che solo Dio sa donare”.