La XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si tiene in Vaticano dal 4 al 29 ottobre, ieri ha vissuto il momento del pellegrinaggio, svoltosi nelle catacombe di Roma dove nel III secolo furono custodite, secondo la tradizione, le spoglie degli apostoli Pietro e Paolo per salvarle dalla persecuzione. Un’esperienza utile per rafforzare la comunione attraverso la visita dei luoghi che fanno capire cosa significhi accogliere pienamente la Parola e seguire con fede l’esempio di Cristo fino al sacrificio ed alla passione, confrontandosi con i martiri della Chiesa per prendere spunto dalla loro fede per vivere il percorso sinodale e annunciare il Vangelo. Un momento significativo iniziato nella basilica di San Sebastiano, con un momento di preghiera e la presentazione di mons. Pasquale Iacobone, presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, e proseguito poi a gruppi nella catacombe di San Sebastiano, San Callisto e Santa Domitilla.
“È davvero un momento bello, presentare a voi all’interno del cammino sinodale, questi luoghi altamente emblematici e significativi di un’immagine, di un’idea di Chiesa”, le parole di mons. Iacobone che ha guidato i pellegrini nella visita, spiegando come il termine “catacombe” sia nato proprio in quel luogo, per indicare prima i mausolei pagani e la necropoli cristiana insediatasi lungo l’Appia antica, e poi termine per designare tutti i cimiteri sotterranei cristiani. “Significa andare davvero alle radici della nostra storia, della nostra identità, della comunità cristiana di Roma”, ha proseguito il presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, aggiungendo come quel luogo prima di prendere il nome del martire San Sebastiano, fosse indicato come “memoria apostolorum”, cioè memoria degli apostoli, proprio perché i graffiti in quel luogo testimoniano come dal 258, pellegrini cristiani arrivavano dall’Italia ma anche dall’Africa per chiedere l’intercessione di Pietro e Paolo insieme. “Per voi padri sinodali, è bello pensare Pietro e Paolo che camminano insieme”, ha proseguito mons. Iacobone richiamando l’attenzione alla “concordia apostolorum”, cioè l’immagine di Pietro e Paolo abbracciati, che si trova all’interno delle catacombe sotto via Ostiense, “un’immagine che diventa emblematica di due Chiese, di due tradizioni, di due realtà abbastanza diverse che invece si riconciliano, si ritrovano”.
“Quell’abbraccio ci dice che l’unico cammino nella Chiesa è quello che si fa insieme, abbracciandosi, sentendosi vicini pur nelle differenze personali e storiche di ciascuno”, le parole nella presentazione che è servita a spiegare come quel luogo sia impreziosito dalle tombe dei primi 9 pontefici, ma anche dalla presenza dei martiri più famosi come San Sebastiano, Papa Sisto II, Santa Cecilia ed i due soldati Nereo e Achilleo, che abbandonano le armi per seguire Cristo, “Le catacombe hanno un messaggio profondissimo da trasmetterci e che noi ribadiremo nel Giubileo: qui si viene davvero per essere pellegrini di speranza, attingendo alla testimonianza dei martiri, dei pontefici, della comunità che qui ha scelto di vivere riconciliata, unita, in comunione”.